“Roma Bene Comune”:10 settembre appuntamento a Roma
Il 10 Settembre con “ Roma Bene Comune”
A Roma il 10 settembre, l’esperienza di “ Roma Bene Comune” chiama ad un confronto a carattere nazionale molteplici realtà che, tra vertenze e resistenze, compongono il variegato panorama dell’opposizione sociale nel nostro Paese.
All’ordine del giorno c’è la risposta alla crisi, al sistema speculativo finanziario-bancario, che procede inesorabile aldilà di manovre lacrime e sangue in ambito italiano,europeo e globale.
Il riposizionamento in corso del comando capitalistico mondiale vede, gli USA perdere la supremazia globale con il dollaro non più padrone del mondo e il proporsi egemone dei proprietari delle agenzie di rating, capaci di indicare la “ fine del capitalismo all’occidentale”, liquidando il compromesso tra capitale e lavoro che ha retto nel 20° secolo, azzerando welfare e beni comuni.
Nell’occidente capitalistico, dunque anche in Europa, banche e finanza internazionali salvate dagli Stati, oggi si permettono di minacciare-condizionare gli stessi Stati nazionale e la loro sovranità..
Con gli enormi patrimoni speculativi accumulati stanno diventando i padroni del mondo, comprando in svendita beni comuni (reti idriche-elettriche-gas-telefoniche, porti-aeroporti-autostrade, demani e partecipazioni pubbliche, università e centro di ricerca, musei e patrimoni ambientali-culturali) e il territorio (milioni di ettari di terreno agricolo e forestale) messi sul mercato per saldare il debito: questa epocale rapina è anche responsabile dell’aumento vorticoso delle materie prime alimentari ( grano, mais, riso, soia) che provoca immani carestie, disgrazie e lutti, soprattutto nei paesi del Sud del mondo.
Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, anche Italia e Spagna: l’intera Europa e l’euro, sono presi di mira dalla finanza internazionale.
L’Italia rischia di fare la fine della Grecia. Al pari della Grecia è Commissariata dalla UE. L’enorme debito pubblico dell’Italia viene sostenuto dalla BCE che compra miliardi di titoli di stato(BOT, CCT, BTP): senza questo intervento l’Italia sarebbe vicino al crack, al default.
Per questo sostegno UE/BCE hanno preteso l’accelerazione della manovra – il pareggio di bilancio al 2013 – con ulteriori conseguenze di massacri e macelleria sociale.
Macelleria sociale a cui, con alcuni distinguo relativi a “l’equità”, sono disponibili le opposizioni parlamentari e soprattutto le “parti sociali istituzionali”.
L’accordo del 28 giugno tra Confindustria/ Cgil-Cisl-Uil sulla sottrazione di validità dei Contratti Nazionali e della Rappresentanza Sindacale e il documento di fine luglio sottoscritto da tutti i rappresentanti del mondo imprenditoriale e sindacale invocante “ un patto di ripresa nazionale”, sono in linea con le imposizioni di UE-BCE e di quanto intende predisporre il governo Berlusconi in termini di blocco dei contratti e dei salari, di tagli alle pensioni e all’assistenza, di vendita dei beni comuni, di eliminazione dello Statuto dei Lavoratori, di diffusione di contratti capestro “ alla Marchionne”, di mano libera al padronato ovunque e comunque.
Uno scenario catastrofico che può scatenarsi più in fretta di quanto immaginiamo .
Ci troverebbe impreparati. Né saremo in grado nell’immediato di opporre la giusta resistenza popolare messa in campo dai greci, peraltro risultata insufficiente dopo 10 scioperi generali e furiose manifestazioni !
In questo quadro di aggressione frontale, le singole lotte-vertenze-resistenze pur rappresentando un patrimonio inestimabile rischiano di soccombere, scontano la difficoltà del localismo o di esaurirsi sotto i colpi del trasformismo e della repressione.
La messa in relazione permanente e la socializzazione di questo enorme patrimonio è la condizione necessaria per provare a contrastare il disegno capitalistico generale e con esso le inutili opere speculative attraverso le quali si arricchisce e si reitera la casta del malaffare .
La dimensione nazionale che ha assunto la “ lotta NO TAV” e la novità rappresentata dalla “costituente di luoghi e consessi di democrazia diretta-partecipata”, sono un importante esempio a cui riferirsi, da sostenere e rilanciare per renderlo vincente .
La recente vittoria referendaria sui beni comuni, costruita-vissuta-realizzata dal basso da centinaia di associazioni sociali,ambientali,culturali,sindacali e da migliaia di cittadini che hanno riscoperto la passione di rimettersi in gioco per “fare la cosa giusta” , è la testimonianza che si può tornare ad essere protagonisti del cambiamento, sopratutto quando le ricette capitalistiche sono al fallimento e si impone una svolta radicale.
Altro rilevante stimolo ci viene da quel caleidoscopio di insorgenza rappresentato dalle rivolte magrebine; dalla chiarezza e nettezza di proponimenti rivoluzionari espressi dalle sue componenti più avanzate ( abbiamo avuto modo si apprezzarli ancora durante il “decennale di Genova”) e che si candidano ad ospitare il Forum Mondiale Sociale nel 2013 a Tunisi e/o al Cairo.
Per non parlare della forza e semplicità espresse dalla sfida degli “indignados”, che contagia le nuove generazioni in Europa e altrove, a partire dalla Spagna.
La Confederazione Cobas di Roma è partecipe fin dai primi passi di “Roma Bene Comune” -attraverso le vertenze dei precari delle cooperative sociali, di TrambusOpen, delle varie società di telecomunicazioni, nonché dei lavoratori di Acea e Ama – e degli sviluppi conflittuali che hanno portato “Roma Bene Comune” a diventare un soggetto rappresentativo anche per le controparti istituzionali.
La Confederazione Cobas sostiene l’appuntamento del 10 settembre a Roma, apportandovi il contributo di idee e proposte intese a rafforzare e dilatare il peso contrattuale e politico di “Roma Bene Comune” e allo stesso tempo capace di contrastare la crisi in campo locale, nazionale ed europeo, in modo che non siano le classi meno abbienti a pagarla e a tal fine indicando un altro modello di società, alternativo all’attuale decadente e fallimentare.
Roma, 8 Agosto 2011 Confederazione Cobas