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Acqua: rumore mediatico ma intesa bipartisan

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Dal “rumore mediatico” che gli schieramenti politici stanno provocando sembra che emergano due posizioni nette:

1) la Regione Puglia, recependo la volontà degli elettori (espressa nel referendum del 12-13 giugno), vuole ripubblicizzare l’Acquedotto pugliese AQP S.p.A. mediante una legge regionale;

2) il Governo nazionale, ignorando quella stessa volontà, vuole impedirlo.

Se le apparenze non ingannano, abbiamo quindi da un lato i “buoni” e dall'altro i “cattivi”: situazione chiarissima. Il problema però è che qui le apparenze ingannano, eccome!

Intendiamoci: l'atto del Governo nazionale non è assolutamente condivisibile, in quanto, cercando di aggrapparsi a tutti i possibili appigli giuridici, mira di fatto a conservare lo “status quo” e, quindi, a ignorare la volontà degli elettori.

Però, detto questo, non abbiamo ancora fatto chiarezza fino in fondo, in quanto i processi in atto travalicano il mero rapporto fra una Regione e il Governo nazionale e vedono coinvolti molteplici soggetti e interessi che, giocando su più fronti, non sono immediatamente riconoscibili.

La legge regionale pugliese in questione, nel pronunciarsi in merito alla forma giuridica che il nuovo acquedotto “ripubblicizzato” dovrà assumere fa riferimento a una vaga “azienda pubblica regionale”, che non è prevista in quella forma dalla legislazione italiana.

Le ripetute richieste di chiarificazione su questa “vaghezza” del testo di legge, da parte del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” e del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, hanno per ora ricevuto l’assicurazione che la forma giuridica sarà quella di “azienda speciale” dal capogruppo di SEL alla Regione Puglia, ma ancora (e benché sollecitate) non vi sono dichiarazioni ufficiali in tal senso e il ricorso del Governo nazionale rischia di creare ulteriori elementi di confusione.

Inoltre, non possiamo non ricordare che il testo originario del disegno di legge regionale, concordato con i rappresentanti del Comitato pugliese e del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, qualificava esplicitamente il servizio idrico integrato come “servizio di interesse generale, privo di rilevanza economica”, sottraendolo, quindi, di fatto e di diritto alla disciplina della concorrenza e di conseguenza alla competenza statale. Nel testo definitivo, per volontà del legislatore regionale, quella chiara specificazione è stata soppressa e tale soppressione, alla luce dei fatti, non è stata priva di conseguenze, visto che proprio alla tutela della concorrenza si appella ora il Governo, per impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale, in quanto tutto ciò che attiene ai mercati e alla concorrenza è di competenza statale.

Possiamo parlare di autogoal del Consiglio regionale, in questo caso?

Il fatto che la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, in questo caso di quello pugliese, incroci percorsi del tutto opposti lo si evince dal moltiplicarsi di iniziative ed eventi apparentemente  “innocenti”, i cui attori e promotori sono tutt’altro che neutrali.

Basti pensare al fatto che l’Acquedotto pugliese AQP S.p.A., in compagnia di società come Hera S.p.A., Acea S.p.A., di multinazionali come Veolia, ecc., risulta essere fra gli sponsor del “Festival dell'Acqua”, fortemente voluto e organizzato da Iren S.p.A. e Federutility. Qualcuno può pensare che Federutility (nella cui giunta esecutiva, per inciso, vi è anche Ivo Monteforte, Amministratore Unico di AQP S.p.A) condivida le posizioni di chi, ritenendo l'acqua bene comune dell'umanità, chiede coerentemente che venga gestito come tale, e non come merce? Sul serio?

La nostra impressione, studiando la situazione in atto, è che dopo i risultati referendari, coloro che sono contrari a qualsiasi ipotesi di ripubblicizzazione reale del servizio idrico, lungi dall'essersi arresi alla volontà dei cittadini – poiché il capitale e gli interessi che suscita difficilmente si arrendono – stiano lavorando attivamente a un “piano B”, per salvare il “salvabile” (secondo il loro punto di vista). E così, se il “piano A” – ovvero la privatizzazione pura e semplice del servizio idrico e di tutti i servizi pubblici – risulta ormai impraticabile, con gran dolore di chi lo aveva architettato e difeso (Confindustria, ma non solo), i suoi precedenti sostenitori possono trovare conveniente giungere a una sorta di “intesa operativa” coi sostenitori attivi del “piano B” (per esempio Federutility), che punti al “male minore” (sempre secondo loro), ovvero la difesa delle gestioni miste e delle S.p.A., come una sorta di “linea del Piave”, oltre la quale non far assolutamente passare le idee e i progetti di concreta ripubblicizzazione.

Se le cose dovessero stare davvero così come pensiamo, potrebbero esserci aree di convergenza, e di “intesa bipartisan”, fra i “privatizzatori” liberisti attualmente al governo in Italia e settori dei “riformisti” di centrosinistra; e il testo sul quale potrebbero effettivamente, nell'immediato futuro, convergere consensi bipartisan (magari dopo qualche schermaglia “scenografica”, per salvare le forme) è già pronto in realtà, ed è la proposta di legge del PD.

Non vogliamo pensare che l'atto con il quale il Governo nazionale ha impugnato la legge regionale pugliese faccia parte del fuoco di sbarramento che serve per creare le condizioni necessarie a questa intesa bipartisan. Eppure troppi dati ci portano a ritenerla un'ipotesi fondata.

In una situazione come questa, a buon diritto il Comitato pugliese “Acqua bene comune” rifiuta nettamente di farsi strumentalizzare da chi fino a ieri era contrario alla ripubblicizzazione; le nostre osservazioni critiche e i nostri rilievi in merito alla legge regionale, e al comportamento delle istituzioni pugliesi, non implicano alcuna vicinanza o “collateralità” rispetto alle posizioni del centrodestra liberista. Ma d'altra parte non vogliamo neppure passare come sostenitori di una rappresentazione “fiabesca” della realtà, ridotta a una lotta più o meno edificante fra “buoni” e “cattivi”.

Non ci interessa fare da supporto, come attori o comparse, alle strategie comunicative altrui, né fare da testimonial in più o meno ben orchestrate campagne di marketing elettorale. Il nostro ruolo è altro e diverso, e ben lo conosce chi ha seguito in questi anni il nostro lavoro sul territorio: informarsi, informare, continuare incessantemente a mettere alla prova le istituzioni circa la loro capacità di tradurre le intenzioni e gli annunci in atti concreti.

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”- Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” – Taranto

tel 328 6733595 e-mail: acquabenecomunetaranto@gmail.com

Sito Regionale: http://lacquanonsivende.blogspot.com

Sito Nazionale: http://www.acquabenecomune.org