P I G S: Paesi sull’orlo della catastrofe
Verso i PIGS gli altri Pesi europei sono così esposti: Germania 406 MLD di Euro – Francia 315 MLD – Gran Bretagna 300 MLD – Italia 58 MLD
IRLANDA – L’Irlanda ha una modesta economia reale, ma ha portato in dote una legislazione fiscale da paese off-shore, di cui hanno fruito gran parte Banche europee. L’aver puntato tutto sulla Finanza, come prima “industria” del Paese, ha permesso all’Irlanda di avere i conti in regola per entrare nella moneta unica, ma nello stesso tempo ha comportato azioni molto disinvolte, concedendo mutui a soggetti di cui non era certa la solvibilità e a tassi agevolati, e emettendo in circolazione tossici Titoli subprime. Tutto ha funzionato alla grande, tanto da essere additata come un modello da seguire (Cossiga), fino a quando non è esplosa la bolla speculativa immobiliare: i Titoli subprime sono diventati cartastraccia e l’Irlanda è andata sull’orlo del default. Vista la cospicua esposizione delle banche inglesi e tedesche in Irlanda, è partito il salvataggio da parte del FMI e del FESF.
GRECIA – La crisi del 2008 ha svelato la vera natura del debito greco. Con la complicità di società internazionali, è stata certificata la correttezza contabile. La falsificazione dei conti pubblici è stata ottenuta con sofisticati meccanismi finanziari tramite gli SWAP, attraverso i quali è stata ridotta artificiosamente l’entità del Debito. Il problema è che gli aiuti alla Grecia, non solo non hanno risolto il problema, ma addirittura l’hanno aggravato per via dell’aumentato indebitamento: il DEFICIT è al 12% e il debito al 200%. La Grecia oltre ad avere varato manovre da vero massacro sociale, che non hanno fatto altro che aggravare la situazione interna, in quanto depressive, sta impegnando i “gioielli” di famiglia: ha dato in gestione ai cinesi per 30 anni i porti del Pireo e di Salonicco e si è impegnato a commissionare sempre ai cinesi la costruzione delle navi commerciali. I Titoli di Stato greci per attirare investitori offrono tassi del 16% e del 24%.
SPAGNA – La Spagna rappresenta il 9% del PIL europeo. Il rapporto Debito/PIL è al 70%. La crisi spagnola è stata determinata dalla fragilità del sistema bancario, quasi del tutto privo di controlli statali, che hanno puntato con sistemi spregiudicati sul mercato immobiliare. L’esplosione della bolla speculativa ha determinato perdite per 175 MLD di euro e il susseguente crollo dell’edilizia ha contribuito pesantemente a portare la disoccupazione al 22%. Se i Paesi mediterranei, oggi nell’occhio del ciclone, avessero avuto l’umiltà di ritardare l’entrata nell’EURO e di ricontrattarla su criteri più sopportabili per le loro economie, oggi sicuramente la situazione sarebbe diversa. In realtà un tentativo in questo senso ci fu: nel 1996 R.Prodi chiese ad Aznar di costituire un “blocco mediterraneo” per contrattare al meglio i parametri europei, ma Aznar rispose sdegnosamente che la Spagna ce l’avrebbe fatta da sola (sic).
PORTOGALLO – La crisi portoghese è molto simile a quella spagnola, ma aggravata dal fatto di avere poca liquidità. Ma avendo uno scarso peso nel PIL europeo (Grecia, Portogallo e Irlanda insieme non raggiungono il 5% del PIL UE) non gode di grande rappresentanza sui media europei.
Agosto 2011
COBAS PROVINCIA DI ROMA – COBAS INPDAP