Aspettando il peggio
“…se sia meglio per l’anima soffrire gli oltraggi del destino, sassi e dardi,
o prender l’armi contro questi guai e opporvisi e distruggerli..”
(W. Shakespeare – Amleto)
ASPETTANDO IL PEGGIO
Il Debito Pubblico, causato principalmente dagli interessi sui Titoli di Stato, dall’evasione fiscale e dalla corruzione, strangola l’Italia. Fino ad ora è stato arginato, oltre che da manovre antipopolari, dalla vendita dei “gioielli di famiglia” (Partecipazioni Statali). Il valore stimato dell’argenteria rimasta è di circa 200 Miliardi di Euro (compresa la RAI), a cui possono essere aggiunti altri 500 MLD di immobili di proprietà statale. Dopo cosa venderanno, il Colosseo, le spiagge e gli Uffizi? Aboliranno le pensioni (Montezemolo ha proposto di abolire le pensioni di anzianità) e licenzieranno in blocco i dipendenti pubblici? Nella scheda Debito Pubblico, che invitiamo a leggere, cerchiamo di analizzare e spiegare come sia stato possibile tutto ciò e quali possono essere le soluzioni.
L’Italia ha un debito pubblico di circa 2000 MLD di Euro, la doppia manovra è prossima 100 MLD, ma tutti i media e forze politiche per motivare sacrifici, carovita e tagli si affannano a spiegare che “dopo” finalmente l’Italia avrà i conti a posto, facendo intravedere l’arrivo “poi” di tempi di “vacche grasse”. Peccato che scientemente dimentichino di spiegare la differenza tra DEBITO e DEFICIT.
In realtà, la questione è semplice: questa manovra non serve assolutamente a nulla per quanto riguarda il DEBITO PUBBLICO, serve solo a frenare il DEFICIT e, quindi, a non aumentare il DEBITO, ma impoverirà drammaticamente lavoratori e ceto medio in generale. Governo e opposizione, intimoriti dagli attacchi speculativi e pressati dalla Germania, (quante analogie con l’attacco di Soros alla Banca d’Italia del 1992!!) hanno approvato la manovra, sperando nella ripresa economica nel (quadri) triennio futuro. Vedi di seguito scheda sulla nuova manovra.
Per chiarire: la questione DEBITO/DEFICIT è questione relativa, la questione è il rapporto tra questi ultimi e il PIL, quindi, a prescindere dall’entità del DEBITO/DEFICIT la vera questione è se cresce o non cresce il Prodotto Interno Lordo.
Dunque la questione si sposta sul Deficit Commerciale dell’Italia con l’estero, che, detto in parole povere, vuol dire che importiamo più di quello che esportiamo. In questo senso è utile segnalare una curiosa anomalia: negli ultimi anni la politica italiana sulle energie rinnovabili ha promosso notevoli incentivi per l’istallazione di pannelli fotovoltaici (il cui costo è scaricato sulle bollette di tutti), ma, purtroppo, l’Italia non ha sviluppato una tecnologia propria in questo campo (ma non siamo il Paese del sole?!), pertanto, solo nel 2010, abbiamo importato per la misera cifra di 8,3 miliardi di euro “dispositivi fotosensibili a semiconduttore, incluse le cellule fotovoltaiche” da Cina, Germania, Spagna, Olanda e Taiwan. Per completezza d’informazione, occorre dire che l’Italia eccelle nel campo del solare termico e dei combustori a idrogeno. Stessa cosa dovrebbe realizzarsi a breve con gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche che sul mercato sono solo tedesche, francesi e giapponesi. Insomma, l’Italia invece di stimolare e sostenere l’export favorisce l’import (sic).
In un contesto di crisi internazionale sistemica e di una manovra depressiva, la ripresa economica e la susseguente crescita del PIL è decisamente una chimera, per lo meno nel breve e medio periodo, quindi, aspettiamoci continue manovre da “lacrime e sangue”, il cui costo continuerà a essere scaricato sul ceto medio e Pubblico Impiego “in primis”.
MERCATI
Cerchiamo, ora, di capire meglio l’interazione tra Mercati e Debito Pubblico, di cui tanto parlano, senza mai, però, spiegare nulla, i pennivendoli di ogni colore. In maniera diretta, titoli bancari e mercato azionario poco hanno a che vedere con i Titoli di Stato, in maniera indiretta possono influire in quanto singoli privati, fondi e Banche possono investire o meno in titoli sovrani. Pertanto, non è il crollo delle Borse a determinare il fallimento dei Titoli di Stato, ma, eventualmente, in un contesto critico per la Finanza, la garanzia della solvibilità di un Paese diventa determinante. Per completezza, occorre dire che il 35% dei titoli di Stato europei e nelle mani degli Istituti Bancari, pertanto, il default di uno Stato o il fallimento di Banche, ingenererebbe uno “tzunami” finanziario con conseguenze inimmaginabili.
Gli Stati, tra le principali fonti di finanziamento hanno la fiscalità e l’emissione di Titoli di Stato (i cosiddetti Titoli Sovrani).
La pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa (oltre il 40%), ma l’Italia è anche il paese che ha la più alta evasione ed elusione fiscale.
I Titoli di Stato (BOT, BTP ecc.) funzionano un po’ come la catena di Sant’Antonio, cioè con il ricavato della vendita di questi “pagherò” dell’oggi, si pagano quelli di ieri che vanno in scadenza. Quando uno Stato entra nel mirino delle famigerate Agenzie di rating, che ne giudicano negativamente la solvibilità, cominciano i guai. Se le Agenzie, analizzando il rapporto tra PIL e Deficit/Debito Pubblico, ritengono che quel Paese sia a rischio di rimborso dei Titoli emessi, gli investitori dirigono i loro interessi su altri obiettivi considerati più sicuri. A questo punto, lo Stato messo sotto accusa, per recuperare terreno, è costretto a offrire tassi di rendimento più appetibili, entrando, così, in una spirale di indebitamento esponenziale.Nella scheda allegata sul Debito, viene analizzato la funzione del Fondo di Ammortamento dei Titoli di Stato che ha prosciugato tutto il ricavato della (s)vendita delle Partecipazioni Statali.
EUROLANDIA – In alternativa, vista la sfiducia dei Mercati, si cercano altri “ombrelli” protettivi, come quello della richiesta alla BCE di acquistare i Bond che nessuno vuole (in questo momento Titoli greci, portoghesi, irlandesi, spagnoli e italiani) e di aumentare le risorse dell’EFSF (FondoEuropeo di StabilitàFinanziaria), ossia il fondo Salva-Stati, che ora dispone di soli 440 miliardi di euro. La Germania al momento, ha dato il via libera alla BCE per l’acquisto di titoli italiani e spagnoli, in cambio di manovre “lacrime e sangue”, ma rifiuta di incrementare l’EFSF e, tanto per dare una mano, ha messo in vendita tutti i Titoli italiani, affrettandosi a stipulare contratti assicurativi (derivati) per gli invenduti in caso di insolvenza italiana (sic!).
SPECULAZIONE – In cosa consistono e a cosa mirano gli attacchi speculativi che fanno tremare i polsi a tutti gli Stati? Qui la questione si fa più complessa e una domanda è di rigore: la speculazione agisce in proprio o è guidata da una raffinata quanto perversa
“INTELLIGENZA” che ha fini strategici ben precisi, che vanno oltre l’immediato arricchimento?
Premesso che esistono soggetti privati che hanno risorse economico-finanziarie enormemente più cospicue di singoli Stati, il che è inquietante se si traduce questa potenza in POTERE e, se poi, si immagina che questi soggetti possano unirsi in un sodalizio per raggiungere determinati obiettivi, tutto ciò fa rabbrividire.
Lasciamo in sospeso, per ora, questo sospetto, però sugli effetti immediati una certezza c’è. All’esplosione di ogni bolla finanziaria e dopo gli attacchi speculativi, la soluzione che viene prospettata è sempre la stessa. Abbattimento del Debito Pubblico, tramite il taglio della spesa pubblica (attacco al Welfare, cioè meno sanità, meno scuola pubblica, meno dipendenti pubblici, pensioni a 70 anni ecc.), attacco ai diritti e alle tutele del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni, cioè dare in pasto al mercato tutti i beni e servizi gestiti direttamente o indirettamente dal Pubblico: in una parola LIBERISMO selvaggio, in cui i popoli non contano più nulla, ma comandano solo i mercati.
La Storia ha condannato senza appello i modelli del Socialismo reale, ma dalla caduta del blocco dell’Est, il capitalismo, che fino ad allora in Europa, aveva assunto il volto della SOCIALDEMOCRAZIA (mercato+welfare), ha sempre più mostrato il volto del LIBERISMO, inanellando un ciclo di crisi (e guerre) più o meno ininterrotte (Mexico ’94, Asia e Russia ’97, Argentina 2000, Mondo 2001 e 2008..), insomma, una continua crisi che ha condizionato la vita di milioni di persone che vedono erodere il proprio reddito e le proprie tutele sociali e che sta modellando società in cui il 5% della popolazione diviene sempre più ricca e tutti gli altri si impoveriscono.
Non sarà che il sistema del liberismo mondializzato non funziona? O meglio che funzioni alla grande, ma solo per il 5% del Mondo?
Forse è venuto il momento per ripensare il tutto e mettere in discussione questo sistema invece di chinare la testa e sopportare i continui sacrifici che ci vengono imposti. E’ sacrilego pensare a società che mettano al centro il benessere dei popoli e salvaguardino l’ambiente in cui vivono, dando un calcio alla speculazione, al profitto per pochi e all’economia finanziarizzata? Qualcuno ancora ci spera e lotta per questo, facciamo che sia la lotta del 95% e il mondo cambierà.
L’ITALICA MANOVRA
( ciò che non è vietato è permesso)
Revisione art.41 cost.
Governo e opposizione hanno approvato la manovra di abbattimento del Deficit (indebitamento max annuo del 3% in rapporto al PIL, al 4,5% nel 2010)) celermente, ma alla Germania e ai Mercati non è bastato, per cui frettolosamente, il Governo la ha spalmata su 3 anni (2011-13) invece che su 4, incrementando l’entità economica a 100 MLD e ha introdotto delle novità che saranno discusse in parlamento (addio, vacanze dorate) tramite Decreto Legge.
Doppia MANOVRA –
1)Riduzione dei costi della politica, intesa come riduzione dei trasferimenti a Regioni, Comuni e Province (10 MLD). Soppressione delle Province con popolazione al di sotto dei 300.000 abitanti o con meno di 3000 km quadrati; accorpamento dei piccoli Comuni; riduzione dei parlamentari e consiglieri regionali, provinciali e comunali; taglio agli emolumenti dei parlamentari e intervento sui vitalizi e cumulo di reddito; soppressione degli Enti non economici al di sotto dei 70 dipendenti e non conferma dei contratti a tempo determinato;
2) infrastrutture, cioè sblocco dei fondi CIPE e agevolazioni fiscali agli investimenti privati; 3)liberalizzazioni, ossia recupero del Decreto Ronchi per la privatizzazione delle public utilities (tranne acqua, distribuzione gas, elettricità e ferrovie regionali); possibilità di gestire in house servizi al di sotto dei 900.000 euro e riforma delle professioni (fatti salvi avvocati,medici,notai, giornalisti e farmacisti); 4) pareggio di bilancio come obbligo costituzionale;
5) modifica dello Statuto dei Lavoratori, traduzione in legge dell’accordo del 28 giugno firmato da CGIL-CISL-UIL, che di fatto mette in secondo piano il contratto Nazionale e riorganizzazione della Pubblica Amministrazione;
6) riforma dell’assistenza, tramite misure più restrittive per invalidità e accompagno;
7)riduzione delle spese dei Ministeri; (8,5 MLD) e riduzione degli uffici dirigenziali e del 10% degli organici
8) prelievo di solidarietà per i redditi che eccedono i 90.000 e i 150.000 euro per 3 anni, ma deducibili dalla dichiarazione dei redditi e del 10 e 20% per i parlamentari, ma senza ricadute agli effetti previdenziali (e questo è un grande bluff);
9) differimento a 2 anni per l’erogazione del TFR a chi va in pensione senza avere i requisiti di anzianità;
10) blocco della progressione di carriera, ai fini pensionistici e del TFR, se questi avvengono alla soglia dell’andata in pensione;
11) accelerazione al 2016 per la pensione a 65 anni per le lavoratrici del privato; abolizione delle feste laiche che dovranno coincidere con le domeniche e del santo Patrono, tranne che per Roma (S.Gennaro e gli altri Santi Patroni hanno già proclamato lo stato di agitazione);
12) tassazione al 20% per le rendite finanziarie; robin tax per le imprese energetiche (tutta da verificare);
13) aumento delle accise su tabacchi e giochi. Al momento ci fermiamo qui senza esaminare altri punti e aspettiamo a vedere cosa esce dal Parlamento.
Come ben si può vedere, la manovra va nella direzione del diktat liberista, meno spesa pubblica e più mercato, non si toccano i privilegi, ma si colpisce in basso.
Sul cosiddetto contributo di solidarietà abbiamo assistito ad una levata di scudi senza precedenti. Ma la reazione dei ricchi non è certo mirata a difendere il loro reddito che è minimamente toccato, essa è mirata a difendere un principio:i ricchie i loro privilegi non sitoccano!! Abbiamo visto anche negli USA sull’orlo del default la rabbiosa e feroce determinazione dei repubblicani a difendere i privilegi fiscali dei super-ricchi. Hanno difeso il principio secondo il quale chi più ha meno tasse deve pagare.
Il prelievo di solidarietà porterà nelle casse dello Stato in 3 anni 3.817 milioni a cui, però, vanno sottratti 1.172 milioni, in quanto il prelievo è interamente deducibile (sono 600.000 i soggetti interessati).
Nel dettaglio:va chiarito subito che non è tassato l’intero reddito, ma solo la parte eccedente, per cui chi guadagna 91.000 euro si vedrà tassato al 5% solo 1000 euro, cioè pagherà 50 euro all’anno (sic) e sono anche deducibili. Per i politici (10 e 20%)i il prelievo avrà effetto solo sulla base imponibile, cioè al 50%. Infatti, il reddito della casta solo sulla metà è tassabile, in quanto l’altra metà (10/12.000 euro) è elargito sotto forma di rimborsi spese e benefit vari esentasse. Inoltre il prelievo non avrà effetti sul calcolo della pensione e della buonuscita.
Nella manovra ci sono molti odiosi provvedimenti e molto fumo negli occhi, ma ad un’attenta lettura emerge chiaramente che gli obiettivi a cui veramente tengono Padronato, Mercati e BCE sono 4: riduzione del Welfare e della P.A., pensioni, mercato del lavoro, privatizzazioni dei servizi pubblici locali.
ROMPERE IL MURO D’OMERTA’
Nell’italico coro dell’abbattimento del debito pubblico sistematicamente si omettono alcune voci che, però, pesano notevolmente sulla spesa pubblica, e agendo sulle quali si recupererebbero notevolissime risorse, senza toccare pensioni e Welfare; proviamo a elencarne alcune.
ASPETTANDO LA PATRIMONIALE
- EVASIONE FISCALE – Da stime concordi in Italia c’è un’evasione vicina ai 300 MLD di euro. Basterebbe recuperarne 100, colpendo i grandi evasori e l’economia criminale per fare la manovra. Sottolineiamo solo l’incredibile dato per cui solo il 3% dei contribuenti denuncia redditi dai 100.000 euro in su. In Italia abbiamo la classe di liberi professionisti, imprenditori, gioiellieri e lavoratori autonomi più poveri del mondo!!!!
- CORRUZIONE – Gli effetti del sistema tangentizio e di ruberie sono stimati attorno ai 200 MLD annui. Ogni commento è superfluo.
- SPESE MILITARI – 30 MLD annui per il mantenimento di una struttura militare che, vista la Costituzione italiana (“L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”) è spesa del tutto sproporzionata. A questa cifra vanno aggiunte le spese per le missioni; solo l’Afganistan ci costa 800 milioni all’anno e la guerra in Libia svariate centinaia di milioni di euro in pochi mesi. Il governo italianoha già deliberato dispendere per i prossimi 3 anni poco meno di 17 MLD per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35; 116 elicotteri NH-90; 2 sommergibili U-212; 16 elicotteri CH-47. Come disse qualcuno, svuotiamo le caserme e riempiamo i granai.
- PENSIONI D’ORO – Si rinvia al bel documento elaborato dal COBAS INPDAP, scaricabile dal sito www.cobasinpdap.it. Ricordiamo solo che il 50% delle pensione erogate è al di sotto dei 600 euro e solo il 30% è tra i 1000 e i 1200 euro. Facile fare i conti di chi siano i soggetti che prosciugano le casse pensionistiche.
- VATICANO – L’Italia paga un tributo ad uno Stato estero di almeno 5 MLD annui tramite l’8xmille e le mancate entrate dell’ICI e della fiscalità sulle fiorenti attività dello Stato del Vaticano, a cui vanno aggiunti i fiumi di denaro che transitano oltretevere tramite le fondazioni bancarie, i contributi di regioni, comuni e province e lo Stato per le scuole cattoliche e insegnanti di religione. Dal rapporto pubblico fatto poche settimane fa dalle stesse autorità vaticane, questo Stato risulta essere l’unico al mondo con il bilancio in attivo.
- COSTI DELLA POLITICA – A parte la questione pensioni e vitalizi che documentiamo con il citato documento del COBAS INPDAP, non ci soffermiamo su questo capitolo, in quanto già molto è stato scritto e certificato.
- TRANSAZIONI FINANZIARIE – Visto che l’economia finanziarizzata globale fa transitare sui Mercati enormi ricchezze, introducendo finalmente la tobin-tax, anche qualche briciola di questo enormebanchetto sarebbe utile a rivitalizzare le esangui casse degli Stati.
Per concludere, un discorso a parte meriterebbero le cosiddette Grandi Opere: invece di indirizzare le cospicue risorse economiche su TAV, Ponte sullo Stretto ecc. non sarebbe più opportuno investire nel risanamento idro-geologico, energie rinnovabili, sull’antisismico, edilizia popolare e nella ricerca? Investire su questi settori servirebbe da un lato a evitare tragedie che troppo spesso ormai si verificano (esondazioni, smottamenti, frane..), dall’altra a muovere economie locali, dare occupazione, risposte sociali e calmierare il mercato immobiliare, oltre che a frenare l’esodo di ricercatori e quindi a rendere competitiva, sul piano della qualità l’economia italiana, senza puntare esclusivamente sul costo del lavoro e del massacro dei diritti.
Agosto 2011
COBAS PROVINCIA di ROMA – COBAS INPDAP