Il 15 OTTOBRE 2011 LE LAVORATRICI E I LAVORATORI POSTALI PARTECIPANO ALLA MOBILITAZIONE EUROPEA
Contro la crisi e le manovre economiche dettate dai GOVERNI e dall’UNIONE EUROPEA.
Per il mantenimento del posto di lavoro. Per il futuro. Per i giovani.
Contro l’attacco ai diritti, la dismissione dei servizi e i tagli alla spesa pubblica e sociale.
Il percorso da tempo intrapreso da Poste italiane SpA, rientra perfettamente nel più ampio disegno attuato dai governi degli ultimi anni che, per sostenere i profitti delle banche e degli industriali, ci hanno condannato alla disoccupazione, alla precarietà, all’incertezza lavorativa e alle privatizzazioni,come stanno facendo con le poste e già hanno fatto con altri,trasformando il nostro diritto ai servizi pubblici in un ricco affare con il quale far arricchire i soliti noti. In nome del “risanamento” sono stati firmati accordi in perdita per i lavoratori e le lavoratrici, dal collegato lavoro all’articolo 8 della manovra, passando per gli accordi FIAT per arrivare all’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, ribadito il 21 settembre, che cancellano, di fatto, tutte le tutele conquistate in anni di dure lotte dai lavoratori, è stata elevata l’età pensionabile per gli uomini e le donne e si sono spesi soldi pubblici per mega progetti inutili, mentre 70.000 giovani l’anno fuggono dal nostro paese.
Lo stato attuale dell’azienda Poste Italiane S.p.A. e gli ultimi avvenimenti, segnano un momento delicatissimo per il nostro futuro di lavoratori. Con questo documento il Cobas poste vuole denunciare ed informare i lavoratori e l’opinione pubblica in merito alla deleteria politica aziendale degli ultimi anni, confermata dalle recenti scelte, che, in modo pesantissimo, incideranno negativamente sul lavoro in tutti i settori aziendali, sul futuro del settore recapito e sui costi e qualità del servizio offerto.
Mancanza cronica di personale, stato dei motomezzi indecente per un’inadeguata se non assente manutenzione, mancanza dei Dispositivi di Protezione Individuale, mancanza della cancelleria e modulistica, palmari che per la maggior parte non funzionano e, comunque, con batterie inadeguate.
A tutto questo, si aggiunge la situazione del banco posta, sempre più banca, e sempre più lontano dai cittadini e i piccoli risparmiatori, in previsione del “salto di qualità”.
Un settore che logora i suoi addetti, sempre più stressati dall’ossessione del “raggiungimento del budget”, che devono improvvisarsi piazzisti, librai, bancari, tabaccai, assicuratori e… e… e, continuamente pressati dai superiori e additati come fannulloni da chi non sa che, tutte queste mansioni, sono perennemente svolte con il supporto di una strumentazione tecnologica vergognosa ed in perenne carenza di organico e, adesso, arriva anche l’ISTAT.
Non è malafede vedere in tutto questo un disegno orchestrato a dovere per mandare allo sfascio il servizio di recapito e l’azienda intera e creare così, tante belle “fette di torta”. In queste condizioni è difficilissimo, se non impossibile mantenere una qualità accettabile del lavoro e del servizio offerto figuriamoci, come più volte affermato dall’azienda, sbaragliare la concorrenza.
Questa estate, i lavoratori hanno vissuto e gli utenti hanno subito, la lenta inesorabile morte del servizio di recapito, un anticipo di quello che sarà con il compimento dell’attuale politica aziendale e la completa privatizzazione.
Decine e decine di giri a terra, tutti in ferie senza sostituzioni,per l’intera estate migliaia di utenti senza posta (anche le raccomandate veloci, recapitate con una media di 7 giorni invece di 1).
Siamo in presenza di un disegno perverso di dismissione di tutti i servizi pubblici, ordito dai poteri politici ed economici, all’interno del quale sguazzano, senza vergogna e senza regole, l’azienda e i suoi sindacati collusi, certi che, comunque vada a finire, ognuno avrà la sua fetta di torta.
– E allora avanticon le false dichiarazioni che tutto è regolare, avanti a prendere per i fondelli i cittadini che reclamano la propria posta ai centri di distribuzione, avanti con continue riorganizzazioni, sottoscritte da pseudo rappresentanti dei lavoratori, che denotano e accentuano improvvisazione e inefficienza.
– Avanti, ancora, con il bluff del servizio il sabato in virtù della figura “rivoluzionaria” dell’Articolazione Servizi Innovativi, una “scommessa per il futuro”, indebitamente utilizzata la mattina, fuori turno, alla stregua di una normale scorta, per coprire lì dove le carenze diventano ingestibili anche con la faccia tosta.
– E avanti anche con l’innovazione tecnologica dei Pos, arma vincente del postino telematico, pagati con i soldi dei nostri sacrifici, messi in bella mostra negli uffici e lasciati volutamente ad impolverarsi.
Arriviamo così, alla commessa ISTAT, relativa al censimento della popolazione, che ha portato nelle casse delle poste 120 milioni di euro per la stampa e la consegna di milioni di questionari. Un impegno che, oltre al cospicuo incasso, se correttamente eseguito, avrebbe avuto il valore aggiunto di evidenziare la professionalità e la conoscenza del territorio degli addetti al recapito e, quindi, la qualità che sanno esprimere, che è il valore dell’azienda.
Si è invece partiti all’insegna dell’improvvisazione, senza direttive certe e con modalità di recapito in tutto assimilabili alla consegna delle stampe che non garantiranno di certo un risultato adeguato all’importanza di un censimento e che segnerà per noi un ulteriore calo d’immagine e del rapporto fiduciario nei nostri confronti.
Noi del Cobas poste, come sindacalisti, come lavoratori e come cittadini-utenti ci chiediamo:
“A che gioco stiamo giocando”?
A che gioco stanno giocando tutti quei sindacalisti che, avendo avuto la fiducia dei lavoratori, non fanno nulla per difenderli, anzi, tentano di nascondere la gravità della situazione, negandola anche a se stessi, per paura di perdere non si sa bene quale potere o privilegio sapientemente concesso da dirigenti senza scrupoli che li usano per i loro tornaconti personali. (Può essere indicativo vedere chi riveste ruoli di potere in poste o in aziende del gruppo poste).
A questo gioco al massacro, che non è un gioco ma vita reale, dove sono calpestati diritti e prospettive, dove è ipotecato il futuro di migliaia di famiglie,noi non ci stiamo!!!
Chiarendo per l'ennesima volta che non condividiamo l’idea che privatizzare significa garantire un servizio pubblico migliore, rivendichiamo con forza la natura pubblica di questo servizio e il mantenimento dell’unità aziendale che deve garantire, a costi accessibili, la massima qualità e affidabilità a tutti gli utenti, cittadini, aziende e istituzioni, sia nell’ambito del recapito sia dei servizi banco posta.
Noi faremo di tutto, coinvolgendo anche l’opinione pubblica, affinché ciò avvenga e si possa rimettere al centro dell’attenzione dei mezzi di informazione e della politica, la necessità del rilancio di un servizio pubblico di qualità.
A ROMA, il 15 ottobre 2011 alle ore 14:00, Manifestazione Nazionale
da PIAZZA della REPUBBLICA a PIAZZA SAN GIOVANNI.
E’ UNA CRISI CHE NON ABBIAMO DETERMINATO NOI.
Non dobbiamo pagarne le conseguenze.
E’ SOLO LA PRIMA TAPPA A CUI NON si può e non si deve MANCARE!