Monti: dalla spending review alla campagna contro lo Statuto dei lavoratori per rafforzare il potere delle imprese sui lavoratori e licenziare i dipendenti pubblici. Nessuno è contro la spending review?
Non sbaglieremmo di certo a parlare di sacro furore della restaurazione totalitaria del potere dell’impresa sui diritti dei lavoratori. Quel potere di impresa ormai si è esteso anche al Pubblico impiego dove, con la spending review, stanno per arrivare tagli occupazionali e di servizi. Non a caso l'attacco allo Statuto dei lavoratori in nome della piena licenziabilità è partito un anno fa proprio dai settori pubblici che sono e saranno nel mirino di un Governo che intende cancellare diritti e conquiste degli ultimi decenni
Non a caso contro la spending review sono solo i Cobas e i sindacati di base, basta leggere l'appello della Cgil per lo sciopero del 28 settembre e troverete solo il tentativo di dialogare con il Governo per cambiare la manovra ripristinando la tanto amata (da loro) concertazione.
Anche l'Anci è sulla stessa linea della Cgil e dal suo sito parla di tagli ragionati e selettivi. Insomma nè i sindacati concertativi, nè l'associazione che raccoglie i comuni sono contro la spending review.
Dopo avere sfornato a ripetizione leggi e decreti che hanno rinviato alle calende greche il raggiungimento dell’età pensionabile (ormai vicina ai 70 anni), dato un colpo micidiale al sistema delle indennità di mobilità e di cassa integrazione, cancellato l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori per permettere alle aziende di licenziare a gogò, ecco il presidentedel consiglio Monti sparare a zero proprio su quello stesso Statuto che nel frattempo è stato ridotto ai minimi termini con una Costituzione spogliata dei suoi significati sociali e di controllo a fini pubblici dell'economia.
Per Monti, “esimio tecnico” della finanza, chiamato avventurosamente a salvare la situazione economica di questo Paese, che ha invece consapevolmente affondato nella recessione più nera, nella disoccupazione più devastante e in una miseria senza precedenti da decenni, lo Statuto sarebbe responsabile di tutti i mali di cui soffre il sistema economico e sociale in Italia.
Sono parole inequivocabili, quelle pronunciate giovedì 13 settembre dal primo ministro, guarda caso dopo aver saputo che la Commissione Europea era stata costretta dal voto di 19 parlamenti europei a cestinare lo studio, affidato con ricca parcella proprio a lui nel 2010, finalizzato alla stesura di un regolamento che stabilisse una disciplina comune dell’esercizio del diritto di sciopero nell’Unione Europea.
Il nostro Primo Ministro “tecnico” era arrivato alla conclusione che il diritto di sciopero deve semplicemente essere imbrigliato per renderlo compatibile con gli interessi delle aziende!
Dopo la dichiarazione contro lo Statuto, evidentemente rilasciata (anche a costo di calpestare la Costituzione a cui lo Statuto si ispira) per prendersi una rivincita sulla bocciatura europea, viene solo da constatare che la democrazia in Italia, quella vera e non quella caricaturale delle dichiarazioni del gotha istituzionale, è seriamente minacciata.
I Cobas chiamano i lavoratori al massimo di partecipazione, per mettere in piedi una mobilitazione massiccia e diffusa che rimandi al mittente la spending rewiev e le sue devastanti politiche di tagli. Basta con il terrorismo sociale!