Rosa Luxemburg, il 5 gennaio 1919 uccisa dalla socialdemocrazia tedesca
5 Gennaio 1919 Rosa Luxemburg
Il 5 gennaio del 1919 le strade di Berlino furono invase dai manifestanti tedeschi in lotta contro la destituzione del prefetto socialista indipendente Eichorn da parte del governo socialdemocratico. A queste proteste parteciparono ampiamente i militanti del KPD (il partito comunista tedesco) caratterizzando in modo radicalmente diverso questa giornata di lotta e quelle a seguire.
Le mobilitazioni si trasformarono in una vera e propria insurrezione con l'occupazione delle più importanti sedi dei giornali berlinesi, il giorno seguente venne conquistata la Tipografia di Stato dove si stampava la cartamoneta e ci fu un tentativo di assalto armato al Ministero della Guerra. Presto però i compagni del KPD, si trovarono in difficoltà a causa dell'attacco da parte delle forze controrivoluzionarie alla sede del giornale Rote Fahne. Due giorni dopo fu distrutta la sede del partito comunista e gli operai armati furono costretti ad arrendersi in ogni quartiere di Berlino.
Immediatamente esplose la repressione da parte delle forze controrivoluzionarie e dei corpi franchi, corpi scelti dell'estrema destra tedesca (che in gran parte finiranno negli anni Trenta nelle bande hitleriane), che fucilarono senza processo centinaia di quadri comunisti.
Tra questi anche Karl Lieknecht e Rosa Luxemburg, fondatori dapprima della Spartakusbund, la Lega di Spartaco, organizzazione che aveva lo scopo di organizzare la lotta in nome dei principi dell'internazionalismo proletario e successivamente, all'inizio della Rivoluzione Russa, dopo aver consumato la rottura con i socialdemocratici, fondatori del KPD.
A seguito dell'insurrezione di Berlino, Luxemburg e Liebknecht e vennero catturati e condotti presso l'hotel Adlon di Berlino; dopo molti giorni di torture, il 15 gennaio furono scortati in stato di incoscienza fuori dall'edificio dai soldati tedeschi e trasferiti nelle campagne fuori Berlino. Rosa Luxemburg venne colpita con il calcio di un fucile, quindi finita con un colpo nel cranio, Karl Liebknecht ucciso con un colpo di pistola alla fronte, quindi vennero gettati in un fiume. I loro corpi vennero ritrovati solo alcuni mesi dopo; le autorità riuscirono a impedire che fossero sepolti a Berlino, per timore di manifestazioni e incidenti.
Pochi giorni prima di essere uccisa Rosa Luxemburg, consapevole del pericolo e considerato l'accanimento contro gli spartachisti, aveva spiegato, sulle colonne della Rote Fahne, il motivo di quella escalation: “oggi sono altri, quelli a cui giova la paura, il governo del terrore e l'anarchia: sono i signori borghesi che tremano per le loro ricchezze e per i loro privilegi per la proprietà e per il potere che ne ricavano”.
I TRE “L” – LIEBKNECHT, LENIN, LUXEMBURG
Liebknecht, Lenin e Rosa Luxemburg non furono mai, in nessun momento della loro vita, dalla parte di coloro che ingannano le masse proletarie con un a politica opportunista e di tradimento. Commemorarli nell'anniversario della loro morte è per noi una occasione che ci permette di ricordare a chi non sa, ma soprattutto a chi ha dimenticato ( perché è comodo dimenticare) quale fu il loro insegnamento, e come esso sia attuale.
La strada che essi ci indicano è la stessa che ha portato alla creazione del Partito Comunista a Livorno nel 1921, è la strada della vittoria delle armate del lavoro in Russia 1917, è la strada del marxismo rivoluzionario. Da questa strada noi non ci allontaniamo.
Mobilitato dopo il suo celebre discorso di denuncia al Reichstag il 2 dicembre 1914, Karl Liebknecht non aveva esitato a proseguire la sua lotta, e il 1 maggio 1916 sulla piazza Posdam aveva ammonito la classe operaia tedesca e, attraverso di essa, tutto il proletariato mondiale: “il nemico vero è all'interno del nostro Paese”. Incarcerato per questa sua posizione classista, sarà l'insurrezione dei marinai del Baltico nel novembre 1918 che lo libererà dalla galera borghese.
Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg alla proclamazione della repubblica democratica intensificarono la loro attività rivoluzionaria che culminò nel 1919 con la creazione del Partito Comunista Tedesco.
Perché essi non caddero nell'abbaglio democratico teso alle masse.
“Masse compatte del popolo lavoratore investite tutto il potere politico in vista dei compiti della rivoluzione: questa è la dittatura del proletariato e nello stesso tempo la vera democrazia. Non è là dove gli schiavi salariati siedono “uguali” a fianco dei capitalisti, i proletari delle campagne a fianco dei signori per dibattere ” i loro interessi comuni”, secondo il sistema parlamentare,non è là, che la democrazia esiste, ma là dove le masse proletarie dai milioni di teste prendono esse stesse nelle loro mani callose il martello del potere per picchiarlo sulla nuca della classe dominante, sì. La vera democrazia è soltanto là. Il resto non è che inganno per il popolo.”
Questi i chiari concetti che guidarono Liebknecht e Rosa nella loro lotta a fianco degli operai tedeschi finché la classe borghese con l'appoggio degli opportunisti – i nemici di sempre – non fermò la loro marcia nelle vie di Berlino il 15 gennaio 1919.
Uguale a loro per grandezza è stato soltanto Nicolaj Lenin, il Lenin della lotta contro i “liquidatori” legalitari, il Lenin che faceva schiumare di rabbia impotente tutti i padroni del capitale e i loro giornalisti e i loro servi. Quel Lenin che si è voluto imbalsamare in una piazza di Mosca dove la rivoluzione tornerà come sulle piazze di ogni altro Paese, sia esso democratico o fascista. Quel Lenin che conbtr tutti seppe affermare quale tragico inganno è in essenza la democrazia borghese, la sua legge e la sua Costituzione, e che scrisse nella storia gli insegnamenti prodigiosi dell'Ottobre Rosso in lettere infuocate.
Già prima della sua emancipazione totale il proletariato commemora i tre L in ogni fabbrica, in ogni luogo dove il lavoro umano viene umiliato e sfruttato, non sulle piazze nelle concioni ufficiali, ma continuandone l'opera rivoluzionaria nella lotta quotidiana.
di Danilo Montaldi