Documento conclusivo del convegno di Nova Siri del settembre scorso.
Nova Siri, 22-23 Settembre 2018 “Questione nucleare e l’energia padrona”
Lo scorso 22 e 23 settembre 2018 si è tenuto a Nova Siri (Mt) il convegno sull’Energia padrona e il ciclo nucleare. L’iniziativa, promossa da alcune realtà di movimento lucane e pugliesi in occasione del quarantennale del primo campeggio antinucleare di Nova Siri, ha registrato la numerosa partecipazione di associazioni, comitati e singoli attivisti impegnati nella denuncia e nel contrasto alla nocività sociale ed ambientale, alle grandi opere, all’uso capitalistico dell’energia, oltre che ai programmi di chiusura del ciclo nucleare. Particolarmente significativa è risultata la partecipazione al convegno dell’amministrazione comunale di Nova Siri, nelle persone del Sindaco, vice sindaco e assessore all’ambiente.
Il pesante fardello delle scorie nucleari, il continuo e perenne ricorso alle fonti fossili, i devastanti effetti dei cambiamenti climatici, evidenziano l’impellente necessità di dotarsi di un disegno coerente ed efficace basato su modelli di autoproduzione decentrata di energia da fonti rinnovabili ecocompatibili.
La lotta per la produzione diffusa e calibrata sul valore d’uso dell’energia da rinnovabili pulite rappresenta, con la difesa e la valorizzazione dei beni comuni, un efficace collante delle innumerevoli vertenze sociali, ambientali e politiche, sparse sull’intero territorio nazionale.
Lungi dal presentarsi come una semplice occasione commemorativa, la due giorni di Nova Siri è stata un importante momento di confronto che ha funzionato da sprone per meglio attrezzare un necessario percorso di crescita e costruzione di un’opposizione sociale animata dalla critica anticapitalista.
I numerosi interventi -tra cui No Nuke, No Carbone, No Tap, No Triv, No Ilva, Isde, Aiea,… – hanno fornito una lettura complessa, ma sostanzialmente convergente, di questa fase politica, in cui è prevalente il giudizio negativo nei confronti del cosiddetto “governo del cambiamento”. Le specificità dei conflitti territoriali e la discussione di Nova Siri si sono rivelati punti privilegiati di osservazione critica nei confronti di coloro che avevano riposto fiducia nell’avanzata elettorale del M5S e che oggi manifestano la loro delusione per il “tradimento” sulla TAP e la continuità delle attività di prospezione/ ricerca/ estrazione di idrocarburi, oltre che per la mancata chiusura dell’ILVA.
Di seguito la sintesi della discussione riguardante i singoli temi.
Nucleare
a) Revisione del programma di decommissioning dei vecchi impianti e di quello varato dallo scorso governo circa la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti;
b) Forte ridimensionamento delle attribuzioni di Sogin nella realizzazione del deposito nazionale;
c) Bonifica e/o risanamento dei depositi temporanei di rifiuti nucleari;
d) Porre fine all’acquisto di energia elettrica di fonte nucleare da altri paesi e alla compartecipazione Enel nelle attività nucleari con altre società;
e) Intraprendere contatti con associazioni e comitati NO nuke presenti in Italia e in Europa per una campagna capillare e coerente finalizzata alla “chiusura delle centrali nucleari europee e per una UE denuclearizzata”
f) Sviluppare una campagna informativa nelle scuole e tra la popolazione di Nova Siri e comuni limitrofi, sui rischi e le criticità dell’impianto Itrec di Rotondella sulla base di quanto esposto dai medici dell’ISDE. A tale proposito si è registrata la disponibilità dell’amministrazione comunale di Nova Siri a partecipare alla creazione di un Osservatorio permanente che sia in grado di monitorare da un punto di vista ambientale ed epidemiologico lo stato della contaminazione dei territori circostanti l’impianto Itrec, non più secondo criteri amministrativi (come avviene oggi) ma di effettiva vicinanza all’impianto.
Comparto energetico
Petrolio
Oltre 20 anni di attività estrattive e 500 pozzi perforati presenti in Basilicata con annessi impianti di trattamento e smaltimento dei fanghi, sono all’origine del preoccupante quadro di affezioni patologiche indotte, dell’inquinamento delle falde acquifere e di interi laghi, preposti alle attività agricole ed alle esigenze di potabilizzazione di milioni di cittadini pugliesi e calabresi.
Di fronte a questa situazione l’assemblea richiede:
a) Il ripristino del piano delle aree, il rispetto e la diffusione del metodo adottato a Viggiano e a Grumento per l’elaborazione della VIS (Valutazione Impatto Sanitario);
b) La cancellazione di norme truffaldine messe in campo dai precedenti governi (successive al referendum antitrivelle del 2016) per aggirare il contenzioso decisionale stato-regione, a discapito della salute dei cittadini e della pianificazione dei territori, come nel caso dell’autorizzazione unica concepita per garantire il completamento del progetto interregionale “Tempa Rossa” fino al porto di Taranto.
Gas
L’impegno dimostrato dall’insieme dei comitati che hanno dato vita alla carovana NO Tap – No Snam, si è scontrato con l’opportunismo del M5S che, rimangiandosi le promesse fatte, ha deciso per la prosecuzione dei lavori del gasdotto a San Foca. E’ una scelta di campo in favore delle multinazionali del settore oltre che di scenari geopolitici sostenuti dagli Usa e dai paesi del centro Europa, mentre già si annuncia la costruzione del gasdotto East Med che da Cipro /Israele dovrebbe approdare in Puglia o Basilicata.
L’assemblea si è espressa per un chiaro NO ad un Mezzogiorno (e alla Puglia in particolare) inteso come servitù energetica, ovvero come Italia- Hub del Gas Europeo, unitamente al rifiuto di collocazione sulle coste italiane di impianti di rigassificazione del GNL e di nuovi siti di stoccaggio.
Carbone
L’assemblea richiede di accelerare la fuoriuscita dal carbone rispetto alla data del 2030 prevista nel documento della SEN (Strategia Energetica Nazionale). Si chiede inoltre lo stop immediato della centrale di Cerano, di tutte le centrali a carbone, nonché dell’acquisto del carbone dalla Polonia e da altri paesi. In vista della la Conferenza ONU sul Clima, la COP 24, che si terrà ad inizi Dicembre 2018 in Polonia, a Katowice, l’assemblea di Nova Siri si è espressa per l’avvio di una campagna internazionale che porti alla chiusura del ciclo del carbone in Europa, nonché per l’approntamento di una azione risarcitoria verso le popolazioni del brindisino e nei territori interessati da centrali a carbone.
Biocombustibili
Per quanto riguarda gli agrocombustibili, il divieto di combustione deve accompagnarsi allo stop della sottrazione di suolo agricolo, all’uso di OGM, allo sperpero di acqua per la produzione intensiva di vegetali per l’industria dei cosiddetti ” biocombustibili”.
Biomasse
Nell’affrontare la produzione di energia da biomasse, sono state sottolineate le macroscopiche contraddizioni tra tutela della flora, incremento delle emissioni ed urgente necessità di salvaguardia dal dissesto idrogeologico, avanzando ad Enel e altri gestori la richiesta di uno stop di impianti e nuove licenze, così come il blocco del ciclo di tutti gli impianti a combustione, che rilasciano tonnellate di sostanze inquinanti ed insalubri (vedi inceneritori e similari).
Geotermia elettrica
L’assemblea ha chiesto inoltre di sospendere gli incentivi economici indiscriminati alle rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idraulico,), esprimendosi a favore dell’individuazione di siti ecocompatibili con la vocazione del territorio. Tra questi va messa al bando la “geotermia elettrica”, che ancora gode della nomea di “energia rinnovabile” e dei conseguenti incentivi, mentre continua a devastare interi territori come l’Amiata e si ricicla con la “neo geotermia flash”, che sfrutta vapori a media entalpia + altissime pressioni, che provocano sismicità indotta.
Acqua bene comune
L’assemblea si è espressa con priorità assoluta a tutela del “bene comune acqua”, nella necessità di contrastarne l’inquinamento e gli sperperi, nonché gli usi impropri ed intensivi in agricoltura, nelle attività industriali, nel settore energetico, nella gestione dei reflui prodotti nelle città. Intanto pretendendo il risanamento dei laghi Pertusillo e Monticchio, dei fiumi Basento e Calore, avvelenati dal ciclo petrolchimico. Peraltro, va proceduto alla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, su cui grava la pesante ipoteca di trasformarlo nella ” grande Multiutility del Sud”, inglobando gli acquedotti campani e lucani. Mentre invece va posta l’urgenza di passare dall’attuale gestione “spa-house” a quella di “azienda pubblica”, vietando così ogni mira alle lobby dell’acqua, e ribadendo la volontà espressa nel referendum 2011 sulla ripubblicizzazione dell’intero settore idrico.
Energia elettrica “dal basso”
L’assemblea ha riaffermato che l’energia elettrica deve essere considerata un bene e un servizio indispensabile, da produrre e distribuire secondo la logica del valore d’uso. E’ fondamentale che l’uso delle rinnovabili pulite venga sperimentato nel maggior numero possibile di Comuni, per favorire ed incentivare il passaggio da una gestione centralizzata della produzione e trasporto dell’energia a forme di produzione e trasporto di energia gestita dal basso, autoprodotta ed autogestita secondo un modello diffuso e democratico, anche con l’affido alle comunità delle reti di media-bassa tensione.
Tariffe elettriche
Si è sottolineato che sulle tariffe oltre il 50% è costituito da oneri impropri (per la chiusura del ciclo nucleare, decommisioning, depositi rifiuti, incentivi alle rinnovabili, compensazioni disastro Vajont, emergenze legate alla ricostruzione post terremoti ed alluvioni,.…). Si tratta di oneri che devono essere messi a carico dei gestori privati e della fiscalità generale. Si chiede lo scioglimento di ARERA, in quanto le tariffe imposte da questa Autority ( i cui componenti sono in conflitto d’interesse, in quanto ex dirigenti delle multiutility oggi “arruolati” nella Lega o nel M5S ) sono di assoluto favore agli interessi dei gestori. E’ per questo che l’assemblea di Nova Siri intende farsi promotrice di una campagna per la riduzione delle bollette legate al consumo di ” luce – gas – acqua”, che di fatto sono aumentate del 50% a seguito della crisi.
Produzioni di “morte”
ILVA
La soluzione della vertenza Ilva registra, come nel caso TAP, l’inconsistenza della politica del M5S che, di fronte alle richieste del padronato, non ha esitato a tradire le aspettative dei lavoratori del siderurgico e dagli abitanti di Taranto che lo avevano votato. Ma per quanto l’epilogo di questa vicenda risulti pesante sia da un punto di vista ambientale che lavorativo, occorre riprendere a tessere i fili della lotta a uno dei più dannosi impianti di produzione che esistono in Europa.
L’uso del carbon coke all’Ilva come in tutte le altre cokerie deve essere bandito e sostituito da forni elettrici orientando la produzione nel settore degli acciai speciali e garantendo nel contempo che almeno il 65% dell’energia impiegata dall’impianto venga autoprodotta.
Petrolchimica
Il ciclo del petrolio a livello mondiale sta attraversando la sua ennesima ristrutturazione e alle soglie della annunciata sostituzione del motore diesel con quello elettrico, impianti come quelli di Brindisi e Taranto devono essere accompagnati a chiusura. Peraltro questi impianti, costruiti rispettivamente nel 1959 e 1964, nonostante i ripetuti interventi di ammodernamento (l’ultimo a Brindisi è dello scorso aprile) continuano ad essere fonte di gravi patologie.
Rifiuti
Occorre perseguire la chiusura e la bonifica delle discariche di rifiuti speciali (autorizzate o illegali) di fatto presenti in ogni Regione, sopratutto in Calabria, dove il connubio tra industrie del Nord e ‘ndrangheta ha appestato interi territori. In virtù dei danni prodotti alle persone ed all’ambiente va sostenuta un’ampia azione risarcitoria: le analisi dei veleni occultati sanno svelare chi li ha prodotti e smaltiti, col vincolo di risarcimento per le bonifiche.
Altresì va assolutamente contestato lo “smaltimento dei fanghi di depurazione in agricoltura, comprese le morchie da idrocarburi”, che il governo Lega-M5S hanno autorizzato con il “decreto Genova (n°109,art.41). Con il decreto, questi milioni di tonnellate di veleni vengono dichiarati idonei all’uso agricolo-alimentare, mentre inquinano irreparabilmente acque e suoli.
Amianto
Il crescente numero di ammalati da asbesto, l’effetto cumulativo di fonti differenziate di inquinamento delle matrici ambientali, impone di impiantare ed attivare almeno in ogni provincia il Registro Tumori e gli Osservatori Salute-Ambiente, con il sostegno di ISDE e di AIEA per il riconoscimento delle tossicità inquinanti e di conseguenza del risanamento ambientale e delle provvidenze per le popolazioni ed i lavoratori colpiti. In tal senso l’assemblea apprezza e sostiene la pluriennale opera dell’AIEA nazionale e della Valbasento, dove alle denunzie della vergogna della “Materit” di Ferrandina si accompagnano le centinaia di vertenze degli ammalati e dei loro familiari.
Servitù militari
Molte regioni italiane, tra cui Puglia, Basilicata, Calabria (in particolare Sicilia, Sardegna, Veneto) sono disseminate di servitù militari (basi aeree e navali, centri radar di “ascolto e comando”, poligoni, fabbriche di armi), sotto il controllo della Nato e degli Usa (che peraltro mantengono l’uso esclusivo dell’arsenale atomico). Si tratta di un pericolo costante che espone la popolazione a contaminazioni e guerre, un ciclo mortale che va chiuso definitivamente attraverso le lotte per il disarmo nucleare e convenzionale, con la chiusura-liquidazione delle Basi Usa-Nato e delle fabbriche d’armi.
Agroindustria
Per la difesa del ciclo alimentare bisogna essere in grado di voltare pagina, chiudendo alle colture ed agli allevamenti intensivo-industriali. Mettendo la parola fine all’uso di fertilizzanti, pesticidi, di sintesi/chimici, per coltivare fragole, carciofi, pomodori, girasoli, olivi, etc. Va viceversa incoraggiato il ritorno ai cicli naturali ed alla valorizzazione della filiera dei prodotti tipici locali, praticando il divieto per gli OGM e l’uso di ormoni, antibiotici, etc, negli allevamenti, che devono essere tutti ” riportati a terra e ad alimentazione naturale”.
Conclusioni
Nel solco di quanto scritto nella convocazione del Convegno “…ritrovare nelle battaglie-lotte lo spirito e la passione che suscitò la vittoria sul nucleare civile-militare”, le realtà presenti a Nova Siri hanno saputo trovare un fertile terreno di confronto e di proposta, che si snoderà lungo un comune percorso di mobilitazione in previsione dello svolgimento della conferenza sul clima COP 24, dal 3 al 14 dicembre a Katowice.
A tal proposito è convocato l’11 novembre a Roma l’appuntamento proposto da “SI-AMO LA TERRA”, un invito all’insieme delle resistenze territoriali che si battono per la tutela ambientale e della salute, per l’uguaglianza sociale e la solidarietà, per i beni comuni ed il rifiuto delle grandi opere, per la pace e l’autodeterminazione dei popoli, così da condividere le iniziative in svolgimento durante COP 24 e preparare per la primavera 2019 una grande manifestazione nazionale a Roma alla vigilia delle elezioni europee.