Adesso tutti difensori della sanità pubblica
Nelle ultime ore, con la crisi pandemica ed umanitaria del Covid19, sono sorti fantomatici comitati, personaggi politici e no (già noti) fautori della sanità pubblica, che chiedono la riapertura dell’Ospedale di Nardò.
Tutti pronti a giurare fedeltà al pubblico. Ma gli stessi signori sono da sempre contro i tagli ai post-letto, contro i piani di Riordino Sanitari ed Ospedalieri che negli ultimi 15 anni hanno reso difficile a tutti la prevenzione, la diagnosi e le cure a Nardò?
Vogliono far intendere che, come del resto stanno dichiarando i politici fino a ieri sostenitori dei tagli, sono per un nuovo stato sociale? Si riscoprono davvero promotori del pubblico?
Erano realmente contro i Piani disposti già all’epoca del governo regionale Fitto? Della giunta di Vendola e oggi di Emiliano? Volevo solo sapere se questi signori sono da sempre schierati a sostegno della sanità pubblica, o solo per l’occasione?
I piani dei dis-ordini (dico da sempre) sanitari ed ospedalieri hanno mirato a distruggere la nostra sanità territoriale, a tutti i livelli, contrapponendo le magre risorse (almeno così hanno sempre dichiarato chi ci governa) a disposizione delle Regioni, il pareggio delle leggi di bilancio, ed hanno preferito il finanziamento della sanità privata, a danno di quella pubblica.
Perché l’iperattivo era, fino a qualche giorno fa, “non potevamo avere l’ospedale sotto casa”.
Ma il laboratorio clinico, la struttura sanitaria convenzionata, o quello radiologico, quelli sì, ce li abbiamo sotto casa, addirittura qualcuno come me anche dietro casa.
Per giustificare la chiusura dell’Ospedale di Nardò, dobbiamo risalire a fine anni ’90, quando dirigenti sanitari ed amministrativi dell’epoca truccarono le carte che furono richieste dalla Giunta Reg.le Pugliese.
Falsificarono a ribasso sui ricoveri in Ortopedia, e le nascite in Ostetricia. Posti-letto che se fossero stati riportati sulla base della reale effettività dei ricoveri attuati, oggi forse quell’Ospedale starebbe ancora in piedi.
Ma il disegno era chiaro a tutti fin dall’inizio: bisognava chiudere.
Un Presidio dove erano stati spesi fior di quattrini, completata la nuova ala del padiglione, le sale operatorie, con annessa sala morgue, che ancora esiste.
Nardò capitò per primo nell’ondata devastatrice dei tagli, spazzarono via posti-letto, toglieva le cure a tanti anziani, ed impedivano alle nostre giovani madri di partorire a Nardò.
Dopo toccò agli altri nosocomi.
Con la pandemia in corso, che poteva essere messa in conto in tempo, (visti i precedenti di Sars, ebola, e altre epidemie) i governanti regionali si affrettano a mettere rimedio?
Ad approntare nuovi piani ospedalieri, con aperture eccellenti (stamane trapelava l’idea di riaprire addirittura l’Ospedale di Maglie?) e riconversioni di strutture sanitarie per la cura del Covid-19 come a Copertino. Ma si ignora che fu bloccato poco tempo fa anche le sale di terapia intensiva al P.O. di Galatina, per favorire altri nosocomi.
Ma in pochi dicono che mancano dispositivi di protezione individuale, idonei, efficienti e certificati, per il personale sanitario. Che in questa disastrosa situazione sanitaria, negli ospedali, si stanno ammalando i lavoratori perché sono in prima linea per la cura a chi ha contratto la malattia da coronavirus.
Mancano respiratori e sale di terapia intensiva.
Mancano Dpi e non si vede soluzione per farne arrivare a sufficienza, vedi il personale del 118 che si ammala perché senza protezioni idonee, nelle divisioni ospedaliere, e nei pronto soccorso.
Si continua a non voler effettuare a tappetto i tamponi al personale esposto. Per paura di cosa, di capire in realtà quanti contagiati positivi abbiamo?
Dunque fare adesso i paladini delle riaperture dei nostri nosocomi, come quello di Nardò, è facile.
Noi come organizzazione sindacale Cobas, lo stiamo dicendo da quando è stato chiuso Nardò. Quello che oggi servirebbe invece sarebbe più coerenza:
se davvero tutti fossimo per la sanità pubblica, per il ripristino dei posti-letto tagliati da decenni di politiche neo-liberiste scellerate, allora bisognerebbe dichiararlo e dirlo in faccia ai politici che si sono avvicendati alla Regione Puglia negli ultimi 20 anni.
Politici che hanno solo pensato a finanziare il privato, contro la sanità pubblica, e hanno lasciato senza assistenza sul territorio tanta parte della nostra popolazione.
Che hanno lasciato senza protezione e tutele il personale, medico, infermieristico e tutti gli operatori del settore sanità, che solo dio sa oggi quanto c’è bisogno di loro.
Maurizio Maccagnano
Sindacalista dissidente
del Cobas Sanità di Lecce