Chi tace acconsente alla distruzione dei posti di lavoro e dei servizi.
Grande è il disordine sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente! (Mao Tse Tung)
Intanto va dimostrato, con dati alla mano, il luogo comune secondo il quale la cancellazione delle Province significherebbe semplificare gli enti locali riducendone gli sprechi.
Il ddl Delrio che approva la costituzione delle Città metropolitane si inserisce in quell’ opera sistematica di smantellamento delle identità locali che i Comuni esprimevano obbligandoli a fusioni e unioni per diminuire gli spazi di democrazia partecipata penalizzando in questo modo la cittadinanza esclusa da ogni forma di reale partecipazione
L’ operazione di soppressione “dei servizi erogati dalle Province” è il vero obiettivo che il disegno di legge del ministro si prefigge, in ossequio ai diktat del Fondo Monetario e della BCE, ma anche ai dogmi neoliberisti. Da tempo i Governi, hanno infatti accettato e condiviso tali imposizioni per cui il procedere a “ semplificazioni dei livelli amministrativi” è solo la precondizione necessaria per proseguire più celermente nell’ obiettivo di tagliare ulteriormente servizi pubblici e spesa sociale.
Diminuire il numero degli enti locali e territoriali ( comuni e province) attraverso la creazioni di aree metropolitane e unioni è infatti il modo per “disaggregare funzioni pubbliche” per poi riattribuirle, tagliando servizi e occupazione, salvando al contempo “poltrone e cariche politiche”, ma anche gli oscuri interessi che favoriscono le “privatizzazioni”.
Questo era l’obiettivo vero del DDL del Ministro Delrio che, nonostante l’accidentato percorso parlamentare, è sostanzialmente rimasto immutato.
Infatti si creano carrozzoni inutili e si aumenteranno le spese distribuendo, secondo i nuovi equilibri politici, i poteri degli enti locali andando a rafforzare lo strapotere individuale dei sindaci, che da quando sono eletti con il sistema maggioritario piegano il programma di mandato alla loro rielezione prendendo decisioni in ambito sociale, urbanistico, gestionale ai fini di aumentare il consenso personale, e su queste decisioni, i cittadini non hanno alcuna voce in capitolo.
Il risultato di questi anni è sotto gli occhi di tutti: servizi più scadenti e minori, perdita dei posti di lavoro, aumento delle spese per la politica. Del resto basterebbe ricordare il monito della Corte dei Conti-audizione alla Camera- sulla spesa degli organi
In attesa che il ddl arrivi al Senato, i lavoratori degli appalti sono quelli che rischiano di più perchè nessuno si sta occupando di loro, men che mai le organizzazioni sindacali cgil cisl uil alle quali sono in gran parte iscritti.
D’altra parte è evidente che il sindacato confederale è ormai incapace di prendere una posizione contro i processi in atto. E' una sorta di ” pugile suonato che le prende di santa ragione”, sottomesso e incapace di lottare e che non sa più rivendicare i diritti, difendendoli dagli assalti della politica e dei poteri economici e finanziari, per evidenti conflitti di interesse!
Per quanto concerne poi il personale delle Province, la situazione inizialmente, almeno nella forma, resterà apparentemente immutata, ma transitando nei piccoli comuni il rischio di danno economico sarà di non poca entità visto che il salario accessorio in questi ultimi è ben poca cosa rispetto al fondo della produttività delle Province. Fra l’ altro esiste il pericolo reale che l’apparato di vertice delle province, fatto di direzioni e staff, che rimarebbero per svolgere compiti di programmazione e indirizzo a supporto delle nuove assemblee provinciali dei sindaci, cerchèra di impedire che tutte le risorse del salario accessorio spettanti seguano il personale che verrà obbligato al trasferimento.
Buio assoluto sui precari:saranno migliaia a perdere il posto e le graduatorie concorsuali ancora valide che fine faranno?
Il ddl Del Rio vende solo fumo, farà aumentare i costi complessivi e soprattutto cancellerà migliaia di posti di lavoro con la scusa di ridurre quei costi della politica, che invece andrà solo ad accrescere.
COBAS PUBBLICO IMPIEGO
Federico Giusti