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Dal convegno “Università, lavoro e territorio” l’idea di un Osservatorio permanente per un confronto continuo e duraturo tra Ateneo, Enti, Associazioni di categoria e Sindacati

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IL BOLLETINO periodico di cultura dell’Università del Salento
Dal convegno “Università, lavoro e territorio” l’idea di un Osservatorio permanente per un confronto continuo e duraturo tra Ateneo, Enti, Associazioni di categoria e Sindacati

Manfredi De Pascali dell’Ufficio Reclutamento, Università del Salento

Il 15 giugno si è tenuto nella sala conferenze del Rettorato dell’Università del Salento il convegno “Università, lavoro e territorio”, organizzato dal sindacato dei COBAS. L’incontro è stato scandito da una sessione mattutina, dedicata al confronto tra i principali attori sociali che agiscono sul territorio, e una sessione pomeridiana, in cui sono stati presentati progetti di ricerca curati da studiosi dell’Ateneo salentino.
Alla prima parte della giornata, alla presenza del Rettore Vincenzo Zara, hanno partecipato in qualità di relatori: l’Assessore alla politiche del lavoro della Regione Puglia, Sebastiano Leo; Marco Giannotta, vice Presidente della Commissione per la pubblica istruzione e la cultura del Comune di Lecce; Giancarlo Negro, Presidente di Confindustria Lecce; per l’Università del Salento Guglielmo Forges Davanzati, professore associato di Economia politica e Gianni Scognamillo, Capo Area Post Laurea. A moderare il dibattito la giornalista Marina Schirinzi.
“Il convegno – ha detto Katia Lotteria, portavoce dei COBAS-UniSalento, avviando i lavori – intende offrire uno spazio di discussione alla comunità accademica, composta da docenti, precari della ricerca, personale tecnico amministrativo e studenti, e al territorio su cui l’Università opera, per individuare possibili politiche comuni di sviluppo e crescita. Se tagli e scelte politiche hanno impoverito il sistema universitario, mettendo in crisi il reclutamento e il ricambio generazionale, soprattutto a danno degli Atenei meridionali, resta infatti ferma la convinzione che il Sud possa fare dell’Università la principale risorsa economica e culturale”.
Come il Rettore ha sottolineato in numerosi interventi, la collaborazione tra le parti interessate allo sviluppo del territorio è già al primo posto nell’agenda dell’Università del Salento: l’Ateneo ha infatti da tempo avviato un percorso di confronto e collaborazione con il territorio, nel tentativo di intercettare le esigenze del mondo del lavoro e nella prospettiva di garantire agli studenti e ai laureati dell’Ateneo salentino le migliori possibilità di formazione ma anche di carriera. L’Università rappresenta, infatti, come ha sintetizzato Forges Davanzati, “un bene comune” senza il quale l’intero territorio subirebbe un grave impoverimento. Non è pensabile uno sviluppo economico e sociale senza l’Università, né una crescita – economica e culturale – del territorio salentino senza un altrettanto radicato e qualificato Ateneo. A conferma di quanto detto, Scognamillo ha mostrato come l’Ateneo abbia deciso di investire le proprie energie per garantire ai laureati canali di ingresso facilitati nel mondo del lavoro. Questo sia per offrire una chance ai laureati sul territorio salentino, sia per consentire al territorio di avvalersi di un patrimonio prezioso quale quello costituito, anche con grande impegno economico, dagli studenti salentini. L’esperienza delle “Settimane del lavoro”, cui partecipano numerose realtà imprenditoriali presenti anche sul territorio nazionale e interessate ad assumere nuovo personale qualificato, sono un esempio di tale impegno.
Tre le conclusioni più significative del convegno.
La prima è la conferma che l’Ateneo salentino possiede competenze e strumenti necessari a orientare e favorire lo sviluppo del territorio. Tenendo conto delle esigenze espresse dal mondo del lavoro e dai cittadini pugliesi, è in grado dunque di definire un piano di sviluppo di qualità e al tempo stesso sostenibile. La seconda è che, stabilito l’interesse delle parti coinvolte a continuare il percorso di collaborazione intrapreso, si è constatato che il tempo è ormai maturo per l’individuazione di nuovi strumenti che consentano di costruire strategie di intervento comuni. Da qui la proposta che rappresenta probabilmente il cuore del convegno: creare un Osservatorio permanente, che metta insieme, in un confronto continuo e duraturo, Università, Regione, Comune e mondo del lavoro (associazioni di categoria e sindacati). La terza è emersa nella sezione pomeridiana del convegno, moderata dallo scrivente in qualità di RSU dei Cobas nell’Ateneo salentino. Si è trattato di una sezione dedicata alla presentazione di alcuni tra i più interessanti progetti di ricerca che hanno sede presso l’Università del Salento, e che grazie all’impegno di più e meno giovani ricercatori si sono imposti sulla scena internazionale. Ne è emersa la fotografia di una “Università in movimento”, che non intende cedere il passo ad atenei per tradizione più prestigiosi e che considera la ricerca di qualità un obiettivo primario.
Amedeo Maizza, docente di Economia e gestione delle imprese, ha analizzato il rapporto “Impresa-Territorio”, oggetto della sua attività di ricerca, e le forme di sviluppo endogeno che l’Università può agevolare per frenare la costante migrazione di giovani salentini e favorire la crescita delle realtà economiche territoriali. Nicola Grasso, docente di Diritto costituzionale, ha posto l’accento sul sistema universitario costruito negli ultimi decenni, un modello che limita fortemente l’accesso delle classi meno abbienti. Francesco P. Fanizzi, docente di Chimica generale e inorganica, i cui studi si sono concentrati tra l’altro su metalli di transizione e tecniche di riduzione della Xylella fastidiosa, ha presentato gli esiti più recenti della sua ricerca. Gabriella Piro, docente di Botanica ambientale e applicata, ha presentato il Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia, di recente attivazione. Il contributo di Andrea Ventura, ricercatore in Fisica nucleare e subnucleare, ha riguardato
RadioLab, un progetto per la diffusione della cultura scientifica attraverso percorsi formativi per gli studenti delle scuole superiori, con campagne di misurazione della radioattività ambientale e di sensibilizzazione sul tema del radon. Giuseppe Maruccio, docente di Fisica sperimentale, ha sottolineato l’importanza per gli Atenei di concorrere alla valutazione nazionale della ricerca con la presentazione di un numero significativo di prodotti scientifici. Thomas Christiansen, docente di Lingua e traduzione inglese, ha escritto le numerose attività del Centro Linguistico d’Ateneo, di cui è Direttore. Carlo Mignone, ricercatore di Diritto privato, ha presentato il primo laboratorio universitario sull’innovazione sociale in un Dipartimento giuridico, nato dall’idea di analizzare il ruolo del diritto nei processi di sviluppo sostenibile,
nelle imprese sociali, nel welfare territoriale. Elisa Rubino, ricercatrice in Storia della filosofia medievale, ha illustrato i risultati della ricerca del Centro per l’edizione di testi filosofici medievali e rinascimentali (CETEFIL) e le pubblicazioni del gruppo di ricerca di Lecce per la prestigiosa serie dell’Aristoteles Latinus e del Corpus philosophorum Teutonicorum medii Aevi. Antonio Licciulli, ricercatore di Scienza e tecnologia dei materiali che ha costituito lo Spin Off Salentec, si è concentrato sul rapporto tra ricerca e industria, richiamando alcune esperienze come la produzione di fibre speciali trattate secondo il brevetto “Trattamenti funzionali antibatterici” e di rivestimenti antiriflesso su vetro. Gli ultimi due interventi sono stati dedicati all’Entrefish Project e al Centro di Acquatina, rispettivamente a cura della dottoressa Cinzia Gravili e del dottor Vincenzo Zonno.
All’Università del Salento è stata richiesta una artecipazione più attiva ai dibattiti che animano il territorio, mettendo a disposizione conoscenze e valutazioni tecniche utili per un dibattito consapevole. E non è mancato un richiamo alla condizione di precarietà che segna le vite dei ricercatori italiani dal 2010, anno di entrata in vigore della Legge 240 (cosiddetta Legge Gelmini). Nell’Ateneo salentino la precarietà riguarda sette ricercatori triennali a tempo determinato di tipo A, che hanno già concluso anche i due anni di proroga previsti dalla Legge, e circa 40 Ricercatori di tipo a), che stanno per concludere il primo triennio. Alcuni di questi ricercatori, tra l’altro, sono già in possesso di Abilitazione Scientifica Nazionale come professore associato. Un gruppo cospicuo e una risorsa importante per l’Ateneo e per il territorio, cui si dovrebbe dare risposta, per impedirne l’espulsione dal sistema universitario, in parte tramite il piano straordinario ministeriale di ricercatori a tempo determinato di tipo b), e in parte attraverso un biennio di proroga finanziato dalla Regione Puglia. Questo l’auspicio dei COBAS che, a conclusione di questo convegno definito dal Rettore Zara “un’importante occasione di confronto”, hanno assicurato l’organizzazione di altri incontri tematici.