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I lavoratori interessati sono 7.576, dei quali 3.236 dipendenti dei Ministeri, gli altri enti interessati sono 21 centri di ricerca, 20 enti pubblici e 24 tra Parchi, Inps ed Enac.

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Gli esuberi agli statali sono ufficialmente iniziati. Dopo mesi di indiscrezioni, numeri più o meno certi e polemiche, il governo ha licenziato tre provvedimenti che andranno a investire il personale di un totale pari a 76 enti.

È il quotidiano “il Messaggero” a stilare l’elenco dei soggetti coinvolti. Nel complesso, i lavoratori interessati sono 7576, come annunciato a suo tempo dal ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, che coinvolgeranno tanto i dipendenti quanto i dirigenti, per i quali è previsto un taglio piuttosto pesante.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, quali sono gli istituti oggetto delle forbici ministeriali? L’elenco sembra non escludere nessuno degli enti facenti capo alle amministrazioni centrali, se si pensa che a vedere ridotte le proprie piante organiche saranno, nell’ordine, 9 Ministeri, 21 centri di ricerca, 20 enti pubblici e 24 tra Parchi, Inps ed Enac. Nella fattispecie, però, qualcuno è stato trattato con i guanti e per altri i tagli sono semplicemente rinviati.

La stima di risparmio per questi esuberi, inaugurati con la spending review dell’accoppiata Monti-Bondi, è stimato in 337 milioni di euro all’anno. E proprio nella legge di revisione di spesa, erano stati fissati i pilastri del provvedimento di riduzione del personale: addio al 20% dei dirigenti e al 10% degli esborsi per i semplici dipendenti pubblici.

Oggi, il primo effetto della cura Monti all’apparato pubblico tocca nello specifico i Ministeri di Difesa, Sviluppo economico, Istruzione, Ambiente, Politiche agricole, Infrastrutture, Lavoro, Salute e Beni culturali. Esclusi, dunque, sia il Viminale che la Farnesina, così come il Ministero della Giustizia, che saranno oggetto di un provvedimento apposito più avanti.

A subire il colpo peggiore, il ministero della Pubblica Istruzione, che vede ridotte le risorse destinate per oltre 11 milioni di euro, mentre si è cercato di usare il bisturi nella sanità (-2,4 milioni).

Complessivamente, i Ministeri vedranno ridotti i propri ranghi di 3236 dipendenti – quelli contenuti nel primo decreto – mentre altrettanti (3314) sono da riscontrare nelle file dell’Inps.

E veniamo al capitolo dei dirigenti: le teste a cadere non saranno poche, a partire proprio dai Ministeri, dove è prevista una riduzione degli incarichi di vertice per un totale di 355 unità, di cui 25 alla Difesa, 37 allo Sviluppo economico, 12 alle Politiche agricole, 8 all’Ambiente, 45 ai Trasporti, 36 al Lavoro, 131 all’Istruzione, 32 alla Cultura e 29 nella Salute. A questi, vanno aggiunti altri 84 dirigenti tra enti pubblici e centri di ricerca, anche se, in realtà, è bene sottolineare che molti di questi posti sono già ora non occupati e sono frutto degli scostamenti di personale tra i vari uffici.

In ogni caso, il ministro Patroni Griffi difende la portata della riforma, affermando che “si tratta di una riforma strutturale che rimane. E quando nel 2016 si sbloccherà il turnover, si potranno fare assunzioni là dove servono mentre sarà impedito assumere dove non necessario”.