I neonati scambiati all’Ospedale di Galatina in provincia di Lecce
Sulla vicenda dei neonati scambiati all'ospedale di Galatina, volevamo puntualizzare alcuni comportamenti che stanno emergendo e che non ci convincono come Comitati di Base del Pubblico Impiego.
Sugli aspetti legali e sulle legittime richieste dei genitori non entriamo in merito, ci penserà la giustizia civile o la magistratura a fare chiarezza.
Quello che ci interessa capire in questo momento è tutelare e preservare l'immagine e il ruolo di alcune figure professionali che lavorano con diligenza e rischiano come al solito, di pagare per tutti.
Vale a dire si rischia di far cadere le responsabilità e le colpe generali alla puericultrice o infermiera pediatrica di turno. Visto che da parte della direzione sono già partite le indagini interne per avvio procedimento disciplinare, per mettere “al rogo” il personale medico ed infermieristico.
Dopo il can can televisivo mediatico, l'apparizione delle belle statuine e le scuse anche dell'assessore regionale alla sanità rimarrà, per loro, il problema di individuare chi ha vestito la neonata scambiandole il vestitino e consegnandola alla madre sbagliata?
Per la direzione è presto fatto: è stata un'infermiera o una puericultrice. Dunque diamogli addosso, sospendiamola e togliamoli lo stipendio e giustizia sarà fatta.
In questo modo il problema sarà risolto? Noi crediamo di no!
E' questo che si sta cercando di tramare? Noi invece non ci stiamo a questa caccia alle streghe.
Dove erano i direttori e politici quando chiudevano reparti, tagliavano posti letto, strumentazione e personale, sopprimevano servizi sanitari? In sintesi, quando la regione ha fatto un deserto in sanità e l'ha chiamati piani di riordino e di risparmi sulla pelle di lavoratori della sanità e cittadini utenti, dov'erano i direttori?
Fermo restando che quella divisione è già d'eccellenza, ma se in quel reparto di ostetricia e nido ci fosse più personale e ben organizzato, e ci fossero meno affanni ed ansie, da parte di chi lavora, forse qualsiasi azione verrebbe compiuta con più attenzione.
Invece ci tocca assistere passivi, come operatori sanitari, ad una distruzione di un diritto alla salute che non è più un diritto ma qualcosa che ci viene propinato come, quasi sia, fosse una carità.
Si assiste passivi alla devastazione dei servizi sanitari, perchè se un lavoratore parla, protesta o denuncia quello che politici e direttori mettono in atto, ci attendono commissione disciplina e sospensioni. Ecco perchè siamo giunti a questo punto di non ritorno.
Dunque se domani la famiglia di quel neonato, scambiato, dovesse vedere una testa tagliata, di una vigilatrice o di una puericultrice, sappia che la vera responsabilità non è direttamente di quella lavoratrice, ma di chi ha distrutto la sanità in questa provincia e in questa regione.
La famiglia di quel bimbo non si accontenti di vedere che paga il singolo, ma cerchi più in profondità le vere cause e responsabilità di un malessere che ha origine in chi siede dietro scrivanie al riparo di tutto.
Sentenziare sui lavoratori per distogliere l'attenzione dei media dai veri responsabili che sono i politici che questo disastro hanno perpetrato e voluto, non risolve il problema ma lo aggrava ulteriormente.
Noi come Cobas siamo pronti a tutelare quelle lavoratrici e quei lavoratori che ogni giorno si trovano in prima linea nei reparti, servizi e corsie, sotto il fuoco incrociato da una parte di direttive rigide e restrittive dei direttori e le denunce dei cittadini.
COBAS Pubblico Impiego
Maurizio Maccagnano