I quiz Invalsi sono una mostruosità. Contro la scuola-quiz e la scuola-miseria il 7 maggio scioperano materne ed elementari, il 14 le medie e il 16 le superiori Manifestazioni in numerose città, a Roma il 7 maggio (ore 10) sit-in al MIUR
“Le prove Invalsi sono una mostruosità, una cosa senza alcun senso, che può servire a premiare chi è dotato di buona memoria, non chi ha spirito critico. E’ il trionfo postumo di Mike Bongiorno in nome del cretinismo universale. Se tolgo allo studente che si sta formando l’abito alla critica, alla capacità di comprendere e di studiare storicamente, lo trasformo in un pappagallo dotato di memoria e nulla più, un suddito, non un soggetto politico. L’Invalsi e tutta la quizzologia di cui siamo circondati sono gli strumenti per ottenere questo pessimo risultato. La cosa migliore sarebbe eliminare l’Invalsi e restituire i test a chi li ha inventati”. Così Luciano Canfora, in una illuminante intervista, ha bollato ieri il distruttivo rito che dal 7 al 16 maggio si ripeterà nella scuola italiana con i quiz-Invalsi, imposti come presunta misura della qualità del lavoro dei docenti e degli studenti e come valutazione, velleitaria e strumentale, del livello di istruzione fornita dai singoli istituti. In queste settimane contro i quiz e il Sistema di (s)valutazione delle scuole si sono pronunciate centinaia di assemblee e convegni di docenti e Ata, nonché l'Appello (vedi www.cobas-scuola.it) che ha raccolto molte migliaia di firme di docenti di scuola e Università, uomini e donne della cultura e delle arti, tra i/le quali lo stesso Luciano Canfora, Pietro Barcellona, Cesare Bermani, Marina Boscaino, Maria Grazia Campari, Donatella Della Porta, Giorgio Israel, Romano Luperini, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Salvatore Settis e Guido Visconti. Nell'Appello si sottolinea che “i quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola” e che “l’inserimento di queste prove, come valutazione dell'efficacia della scuola, spinge i docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a piegarsi all'addestramento ai quiz”. L'Appello invita a lottare contro i test Invalsi perché annullano “le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico”; e perché “l'impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente e di un docente, né tanto meno l'efficacia di una scuola”. Di fronte alle diffuse e argomentate proteste, non sappiamo ancora quale sia la posizione della neo-ministra Carrozza che dovrebbe trovarsi in difficoltà nel conciliare la sua notevole preparazione scientifica con demenziali indovinelli su cui si intende edificare il Sistema di (s)valutazione di una scuola immiserita materialmente e culturalmente, contro cui – oltre ad altri temi – abbiamo convocato lo sciopero di tre giorni (il 7 alle elementari, il 14 alle medie e il 16 alle superiori) del personale della scuola. Al proposito, ci auguriamo che la neo-ministra, durante uno dei sit-in che terremo davanti al Ministero il 7 e il 16 maggio (entrambi dalle ore 10) accetti un confronto su questi temi e sugli altri per cui lo sciopero (il primo con il nuovo governo) è indetto: e cioè la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità; l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell'espulsione degli Ata precari; l'assunzione dei precari su tutti i posti disponibili; il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle classi-pollaio; la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e. Nelle stesse date varie altre manifestazioni e iniziative si svolgeranno in numerose città.
Piero Bernocchi portavoce nazionale Cobas