La Sanità deve essere pubblica, la salute non può essere merce di scambio
In merito all’inchiesta che sta scuotendo in queste ore la sanità provinciale, e non solo, e che scoperchia, finalmente, un vaso di pandora, un sistema di corruzione che produce danni gravissimi alla collettività, così come sta emergendo da parte delle indagini della magistratura, volevo dire questo:
Mi ero chiesto spesso- e non è autocommiserazione – in questi ultimi anni se ho fatto bene a mettermi contro un apparato di potere, corrotto e malato, con al centro politici ed amministratori che da sempre la fanno da padroni su questo territorio e in particolare nel mio settore, la sanità.
Se stessi nel giusto quando ho denunciato un torto ricevuto: un attentato o una minaccia di morte, rivolto a me e alla mia famiglia.
E nello stesso tempo, quando ho dichiarato che un direttore generale asl non trovava il tempo per ricevermi – anzi non m’ha mai dato risposte – nonostante cinquantatré istanze di mobilità e non so quanti solleciti inviati.
Se avessi fatto bene a denunciare che tanti giovani non erano riusciti neanche ad entrare nelle graduatorie, perché senza santi in paradiso.
Se ho fatto bene a criticare chi avevano chiuso l’Ospedale di Nardò per interessi di potere, e se il centro di procreazione assistita, quello pubblico ubicato nell’ex Presidio di Nardò, era stato chiuso per dare spazio ai privati.
Quando ho manifestato che a Galatone era sparito il servizio prelievi, collegato al Distretto Socio-Sanitario territoriale della ASL, per fare spazio ai privati locali. E se fosse giusto che dal Poliambulatorio, pubblico, in silenzio, erano stati “sminuiti, tagliati e falcidiati” i servizi sanitari.
Me lo sono chiesto perché in tanti sono stati coloro che mi sussurravano, “sei un querulomane, sei il solito sindacalista dissidente che non ti fai i c…tuoi”.
E le conseguenze le avrebbero “pagate”, principalmente i miei cari.
Questi cattivi consigli, e siffatti comportamenti, tipicamente malavitoso, sono propri di chi ti suggerisce di subire, di accettare una brutta mentalità politico-mafiosa.
Oggi, alla luce dell’inchiesta giudiziaria che scuote la sanità locale, le risposte sono presto date.
Certo che ero, e sono, nel giusto e ho fatto il mio dovere di onesto cittadino.
Infatti, per il GIP che si occupa dell’inchiesta sulla sanità non si tratterebbe di casi isolati ma di un sistema di corruzione i cui protagonisti agivano sentendosi intoccabili.
Se ho denunciato per anni il malfunzionamento del sistema sanità, gli squilibri tra pubblico e privato, le storture negli approvvigionamenti e nelle assunzioni, ero e sono nel giusto, perché il mio compito è agire secondo le leggi di questa Repubblica democratica.
Il tutto in un contesto fortemente difficile per la sanità regionale, in cui la crisi pandemica non ha fatto altro che acuire le già note criticità:
la carenza di personale negli organici, medici che scappano dai 118 e dalle stesse corsie;
interventi e visite specialistiche rimandati;
tempi biblici in coda ai pronto soccorso; liste d’attesa infinite.
Dall’inchiesta emergono vere e proprie frodi, ed inganni, nei confronti della gente, nell’utilizzare risorse pubbliche per interessi e fini privati in un momento difficile per tutti noi.
Un malaffare diffuso e trasversale che pare interessare forze di varia estrazione politica riunite in un solo partito, di destra, centro e sinistra: quello dell’interesse privato e di chi cerca privilegi per sé e i propri parenti sulle spalle della salute dei cittadini nella più classica tradizione del familismo immorale.
Ribadisco, la sanità deve continuare ad essere pubblica, la salute non può essere merce di scambio!
Maurizio Maccagnano
sindacalista dissidente
dei COBAS P.I. Sanità