Lecce: Il giudice ordina il reintegro immediato a Preite Antonio licenziato da Gial Plast
Il Tribunale di Lecce nella persona del Magistrato la Dottoressa Maria Gustapane ha emesso la sentenza al secondo dei 30 lavoratori licenziati da Gial Plast.
La sentenza è favorevole al lavoratore Preite Antonio del cantiere di Ugento intimando Ecotecnica subentrata a Gial Plast il reintegro immediato sul posto di lavoro e il pagamento delle mensilità pregresse da aprile ad oggi.
Le motivazioni del Giudice la Dottoressa Maria Gustapane sono le considerazioni espresse dal sindacato Cobas fin dal primo giorno di questa triste vicenda, principalmente dopo la sospensione della misura di interdittiva antimafia emanata dalla Prefettura di Lecce da parte del Tribunale Lecce.
Il sindacato Cobas, ha chiesto da sempre la reintegra sul proprio posto di lavoro dei lavoratori e padri di famiglia illegittimamente licenziati. In questa vicenda gli unici ad aver pagato il prezzo più alto sono i 30 lavoratori e le rispettive famiglie che oltre a rimetterci il posto di lavoro hanno rimesso la dignità personale e familiare.
Il posto di lavoro rappresentava l’unica fonte di sostentamento e di sicurezza economica per le famiglie dei lavoratori licenziati da Gial Plast.
Questi lavoratori prestavano il proprio servizio nel settore ambientale da diversi anni in quanto provenivano da passaggi tra ditte appaltanti ai sensi dell’art. 6 del C.C.N.L. di categoria.
Come spesso avviene in Italia la Magistratura deve riequilibrare il sistema poiché delle disposizioni di legge, applicate regolarmente, producono l’effetto contrario di quello sperato dal legislatore.
Infatti l’interdittiva antimafia che colpisce gli amministratori delle società nel nostro caso ha prodotto altri effetti, cioè il datore di lavoro ha licenziato i lavoratori che non avevano niente a che fare con l’interdittiva antimafia.
Attualmente ancor di più si avvalora la tesi che i licenziamenti debbano essere revocati con il ritorno al lavoro immediato, già prima con l’interdittiva antimafia la Prefettura di Lecce non aveva detto di licenziare il personale con reati penali adesso con la sospensione del Tribunale di Lecce si appalesa ancor di più la tesi che i licenziamenti rimangono illegittimi.
Nella Repubblica Italiana tutti i cittadini hanno diritto a lavorare per il sostentamento proprio e della propria famiglia, infatti la Costituzione prevede all’art.1 che l’Italia è fondata sul lavoro che rappresenta il principio cardine su cui si è costituito l’ordine democratico e che subordina l’attività lavorativa al rispetto delle leggi della civile convivenza, del codice civile e dei contratti collettivi nazionali.
Dal combinato disposto tra l’art.1, art.3 e art. 27 comma 3 della Costituzione e altre disposizioni di legge si evince che la Repubblica italiana deve garantire il lavoro a tutti i cittadini anche a quelli che si sono macchiati in passato di reati senza distinzioni per avere il reintegro sociale.
Spesso ove possibile l’ordinamento giuridico prevede che il recupero sociale di quei cittadini che si sono macchiati di reati avvenga proprio tramite il lavoro, addirittura in alcuni casi a chi è detenuto viene concessa la possibilità di uscire dal carcere per andare a lavorare.
A conferma di quanto sopra ci sono in vigore diverse disposizioni di legge che prevedono incentivi per i datori di lavoro che assumono questi cittadini che abbiamo commesso reati.
Per questi motivi il sindacato Cobas ha ritenuto sempre illegittimi i licenziamenti effettuati da Gial Plast nelle Provincie di Lecce, Brindisi e Foggia e ne abbiamo chiesto sempre l’immediato reintegro lavorativo.
I lavoratori hanno sempre affermato “non siamo mafiosi ma vogliamo solo lavorare” ma abbiamo ricevuta una doppia condanna una dopo aver espiato pene decine di anni fa e la seconda non poter lavorare per sostenere le nostre famiglie.
Il Sindacato Cobas fin dal primo momento è stato affianco ai lavoratori colpiti dall’ingiusto licenziamento e continuerà ad esserlo finché l’ultimo lavoratore non sarà rientrato nel suo legittimo posto di lavoro.
Confederazione Cobas Puglia
Cobas Lavoro Privato
Roberto Aprile