Per favore fate stare zitto Veltroni che non ha mai lavorato, ha distrutto la sinistra, ha perso le elezioni, parla senza capire cosa sia l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.
Cassa integrazione in calo, segnale d'allarme – La cassa integrazione a gennaio è calata a 54,9 milioni di ore (-26,7% su dicembre, -8,5% su gennaio 2011) ma questa riduzione è il segnale di una “progressiva transizione verso la disoccupazione”. Lo sostiene la Cgil precisando che nel mese erano in cassa 312.000 lavoratori in media con 675 euro in busta paga in meno. “La cassa integrazione inizia il 2012 con un calo significativo, segnale di “una progressiva transizione verso la disoccupazione”. I numeri, secondo l'Osservatorio cigdel dipartimento settori produttivi della Cgil, “nascondono 312 mila lavoratori coinvolti nei processi di cassa, con un taglio netto del reddito per circa 211 milioni di euro, pari a circa 675 euro per ogni singolo lavoratore”. “E' una situazione che non consente ottimismi in un paese entrato nell'incubo della recessione – rileva il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere – a fronte della riduzione della cassa c'é un contestuale aumento del livello di disoccupazione e di mobilità, così come il calo di quella in deroga è il segno della conclusione o della mancata approvazione dei finanziamenti delle regioni. Siamo in piena emergenza, aggiunge, dobbiamo occuparci delle criticità dettate dalla crisi”.
Landini: “No alla stretta sulla cigs”– Il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini, bocca l'ipotesi di una stretta sulla cigs. “Sostituirla con l'indennità di disoccupazione – ha detto – è come aprire ai licenziamenti collettivi di fronte alle riorganizzazioni aziendali”. Landini ha chiesto piuttosto di “estendere la cassa anche a chi non ce l'ha”. Secondo Landini “da sempre la cigs é stata lo strumento che ha impedito i licenziamenti di massa”. La Fiom, ha aggiunto, in vista dello sciopero dei metalmeccanici fissato per il 9 marzo, vede “i lavoratori dalla propria parte”. Secondo Landini “da sempre la cigs é stata lo strumento che ha impedito i licenziamenti di massa”. La Fiom, ha aggiunto, in vista dello sciopero dei metalmeccanici fissato per il 9 marzo, vede “i lavoratori dalla propria parte”. Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ribadisce che “l'art.18 deve rimanere com'é, il problema è cancellare le forme di precarietà ed estendere gli ammortizzatori sociali e le tutele al reddito a chi non le ha”. Per il leader della Fiom, che ha parlato a margine dell'assemblea dei delegati al sindacato “il problema è creare nuovi posti di lavoro, visto che in Italia si licenzia già anche troppo”.
Confcommercio: numeri sconfortanti –Tre quarti delle aziende del commercio, turismo e servizi era pessimista sull'andamento dell'economia italiana nel quarto trimestre 2011 mentre il 43,9% segnala il peggioramento della situazione per la propria impresa: emerge da un rapporto Confcommercio secondo cui le imprese del settore che sono esposte verso la Pubblica amministrazione hanno registrato nel 56,4% dei casi un aumento dei ritardi di pagamento. Il 40% delle imprese è pessimista anche sul primo trimestre 2012.
Veltroni: “Niente tabù sull'articolo 18 – “Sono d'accordo col non fermarsi di fronte ai santuari del no che hanno paralizzato l'Italia per decenni. Il nostro è un paese rissoso e immobile e perciò a rischio. Credo che finora il governo Monti stia realizzando una sintesi fra il rigore dei governi Ciampi e Amato e il riformismo del primo governo Prodi”. Walter Veltroni loda il riformismo di Mario Monti perchè “questo governo tecnico ha fatto in tre mesi più di quanto governi politici abbiano fatto in anni. Ha dimostrato non solo di voler risanare i conti, ma di voler cambiare molto del paese e vi sta riuscendo, con il consenso dei cittadini e dell'opinione pubblica internazionale. La copertina di Time o l'ovazione al Parlamento europeo sono un tributo ad un paese che solo qualche mese fa era guidato da Berlusconi e deriso”. L'articolo 18: «Non sia un tabù».In concreto, alla domanda specifica, Vetroni, risponde: «Totem e tabù si intitolava un libro di Freud». «Ed è perfetto -prosegue – per definire gran parte del discorso pubblico in Italia. Bisogna cambiare un mercato del lavoro che continua a emarginare drammaticamente i giovani, i giovani, i precari, il sud. Ci vogliono più diritti per chi non ne ha nessuno. Questa è oggi una vera battaglia di sinistra».
La risposta di Fassina. «La prima regola per un dirigente nazionale sarebbe quella di affermare la posizione del partito di cui è parte – scrive a Veltroni in una lunga lettera su Facebook il responsabile economico del Pd Stefano Fassina -. La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull'art.18 è diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e più vicina, invece, alla linea del “pensiero unico” e alle proposte del centrodestra (è una constatazione, un fatto, non un'inaccettabile accusa di intelligenza con il nemico)».
Fassina contesta poi la valutazione sul tasso di progressismo del governo.«Per valutare il tasso di riformismo del governo Monti, dovremmo ricordare che il decreto “salva Italia”, oltre al brutale ed iniquo intervento sulle pensioni di anzianità, in particolare delle donne, ha introdotto maggiori imposte per circa 40 miliardi all'anno». Se, conclude Fassina, «il programma del Governo Monti è l'orizzonte di una forza progressista come il Pd, allora delle due l'una: o il Pdl, che insieme a noi sostiene il governo Monti, è diventato un partito progressista, oppure la tua valutazione è sbagliata. Se fosse giusta, dovremmo essere conseguenti. Alle prossime elezioni il Pd dovrebbe presentarsi insieme al Pdl, oltre che al Terzo Polo: una sorta di partito unico del pensiero unico. La fine della politica, non solo della democrazia dell'alternanza».
Di Pietro. «La cancellazione o la modifica dell'art.18, che oggi chiede anche Walter Veltroni contraddicendo quanto appena detto da Bersani, non sarebbe solo una grande ingiustizia e la lesione di un diritto sacrosanto. Sarebbe anche un polverone alzato apposta per nascondere l'incapacità o la non volontà di fare sul serio qualcosa per rendere di nuovo competitivo il sistema Italia. Servirebbe a lasciare tutto com'è facendo finta di aver cambiato le cose», scrive il presidente dell'Idv, Antonio Di Pietro, sul suo blog.
Camusso: è una norma di civiltà. «È una norma di civiltà, ma soprattutto una norma deterrente perché il contenzioso giudiziario sull'art. 18 è basso, non ha numeri infiniti». Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso nel corso della registrazione di Che tempo che fa su Rai3. Il segretario generale della Cgil ricorda quindi che «un procedimento giudiziario per licenziamento dura 6 anni: questa è un'eccessiva incertezza sia per il lavoratore che per le imprese. Non bisogna cambiare l'articolo 18 ma trovare procedure per risolvere i contenziosi in tempi più rapidi», conclude.
«Dire che siamo vicini è un po' presto». Così il segretario generale Cgil risponde poi a chi le chiede se è possibile un'intesa a fine marzo nel campo della riforma del lavoro. Alla vigilia di una settimana cruciale tra governo e sindacati sul tema del lavoro, Camusso sottolinea che, probabilmente, i tempi per una riforma potrebbero essere più lunghi. «È necessario che il Paese abbia un intervento sul mercato del lavoro e credo – conclude – sia necessario farlo con il contributo delle parti. Ma alla domanda diretta se sarà raggiunta l'intesa a fine marzo replica: anche qui applicherei la categoria dell'ottimismo. Dire che siamo vicini è un po' presto».
Paolo Ferrero segretario nazionale di Rifondazione comunista: «nell'intervista dell'ex segretario del Partito democratico, «Veltroni fa la corte a Monti – attacca Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra -. Altro che riformismo – ha aggiunto – qui c'è un asse bipartisan contro i lavoratori. L'ex segretario Pd sbaglia, pesantemente, a dire che l'articolo 18 non dev'essere un tabù: la sua manomissione è il primo passo per la demolizione dei diritti dei lavoratori». Non è d'accordo con Veltroni l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano: «non contesto il fatto che ognuno possa esprimere le sue libere opinioni, al di là degli orientamenti largamente prevalenti nel partito, de quali pure occorrerebbe tener conto – ha affermato -. la mia è una valutazione di merito: dobbiamo affidare alla trattativa tra governo e parti sociali il compito di trovare una soluzione condivisa e unitaria».
Sarebbe bello poter applicare a Veltroni l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori licenziandolo dal Parlamento per giusta causa ovvero la sua ignoranza sui diritti dei lavoratori.