Scuola e criteri di produttività
I nuovi interventi di legge e le modifiche (separate) al CCNL inseriscono nella Scuola delle derive di tipo aziendalistico.
L’art. 149 della legge di Stabilità 2013 propone diversi emendamenti al comma 450 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, in particolare:
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Per gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le università statali, tenendo conto delle rispettive specificità, sono definite, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, linee guida indirizzate alla razionalizzazione e al coordinamento degli acquisti di beni e servizi omogenei per natura merceologica tra più istituzioni, avvalendosi delle procedure di cui al presente comma. A decorrere dal 2014 i risultati conseguiti dalle singole istituzioni sono presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento».
I fondi per il funzionamento sono quelli per acquistare carta, toner, stampanti, carta igienica, detersivi … dal 2014 saranno dunque erogati secondo la virtuosità delle scuole che sapranno dematerializzare e risparmiare! Chiaro che resta l’interrogativo.
La notizia potrebbe essere di per sé positiva se non la mettessimo a sistema con l’art. 3 della nuova ipotesi di CCNL firmato il 12/12/2012 soltanto da alcuni sindacati, con il quale si introduce la promessa nel prossimo contratto di fissare dei criteri di produttività, che significa concretamente ‘produrre’ di più agli stessi costi. Del resto Rossi Doria, sottosegretario nell’ultimo caldo autunno scolastico, ha paventato il passaggio degli insegnanti delle scuole secondarie da 18 a 24 ore a stipendio invariato.
Il punto non è tanto riscontrare che nella Scuola si introduce la produttività: sarebbe ingiusto infatti affermare il contrario, ovvero che finora non si è prodotto! E soprattutto non si è prodotto in modo efficace. Come a dire che finora la Scuola è stato un semplice parcheggio (quello che vuole far passare Monti con un anno scolastico di 11 mesi ad uso e consumo delle famiglie impegnate nei lavori di luglio).
Il punto è che ancora una volta non si è centrato il bersaglio. La stessa legge di Stabilità fa una grande confusione (artt. 54-55-56) sulle ‘ferie monetizzabili’ nella Scuola, salvo poi rimandare tutto al 1° settembre 2013.
La Scuola non è un luogo di produzione almeno come la si intende in una fabbrica: non si producono voti, non si produce cultura, non si producono carte, atti e dichiarazioni.
La Scuola è il luogo dove si cresce insieme, dove un’intera comunità si specchia per trovare certezze, risposte e spesso confortati: per cui pensare che una carta in più sia frutto di un’organizzazione sciupona oppure che un docente possa tranquillamente lavorare 24 ore al posto di 18, vuol dire essere molto lontani dalla Scuola.