sull’esecuzione dei tamponi nella regione puglia, carenza dei reagenti a livello nazionale, considerazioni sulle varie realtà in Italia.
La scrivente O.S. COBAS Pubblico Impiego Sanità in osservazione di tutto ciò che è accaduto in questo periodo lamenta la insufficiente esecuzione dei tamponi diagnostici alla popolazione nella regione Puglia, e in riferimento alla situazione di emergenza nazionale si chiede:
ma perchè in Veneto si sono eseguiti tamponi diagnostici a tutta la popolazione?
Perchè tamponi ad attori, calciatori o a personaggi che dovevano entrare nel grande fratello e niente per gli operatori sanitari?
Per loro ci sono i reagenti?
Ma che Italia è questa?
Come mai i DPI vengono ripartiti, in base alle necessità, dalla protezione civile di Roma, che giustamente consegna in base alla gravità delle condizioni territoriali, mentre i reagenti basta essere calciatori o personaggi per averli?
Chi gestisce questi reagenti?
Bisogna chiamarsi Dybala o Higuain o Valeria Marini per farsi fare il tampone?
Qui in puglia, nel Salento, siamo abbandonati al destino di ciò che avanza? Se avanza…..
Sui giornali si legge: “Coronavirus, Puglia 10 laboratori per refertare tamponi ma sono pochi i reagenti”
A oggi sono attivi dieci laboratori per la diagnosi del Covid-19 in Puglia. A quello del Policlinico di Bari, del Fazzi di Lecce e del Riuniti di Foggia si sono aggiunti l’istituto Zooprofilattico di Foggia; patologia clinica di Barletta, Di Venere di Bari, il laboratorio Zooprofilattico di Putignano, Miulli di Acquaviva delle Fonti, Santissima Annunziata di Taranto e ospedale di Galatina. A breve dovrebbe essere attivo anche il laboratorio del Perrino di Brindisi.
Il problema principale, però, resta l’approvvigionamento dei reagenti per eseguire i tamponi, come dichiarato dal governatore Michele Emiliano: “c’è carenza e arrivano scorte a singhiozzo”.
Al momento, infatti, non si riesce a refertare – secondo quanto dichiarato da Emiliano – non più di 800-900 tamponi al giorno.
In veneto, invece, al 23 marzo il presidente Zaia dichiarava di voler arrivare ad effettuare 20000 tamponi al giorno, e con tanto di cappello per il presidente che ha adottato la politica della caccia al corona virus nella sua popolazione per isolare i casi e controllarli, si deve pensare, però, che qui in Puglia gli operatori sanitari sono stati privati di tale esame per la carenza. E quindi, la domanda nasce spontanea: come mai in Veneto tamponi a tutti mentre qui non ci sono i reagenti?
Alla luce di tutto questo non ci si deve meravigliare se poi, la Puglia blocca apparecchi per processare tamponi prodotti a Bari e destinati al Veneto.
Infatti si è verificato che la Masmec, società di Bari che ha realizzato una macchina per l’estrazione del Rna (la prima fase nella procedura per l’esame del tampone salivare), ha donato il primo esemplare al Policlinico, con cui ha messo a punto il protocollo per le analisi.
Una macchina da 40mila euro che funziona bene e che consente di velocizzare il procedimento per le analisi, e di cui la Regione ha chiesto altri due esemplari. Ma la Masmec, che ha anche stipulato un accordo con la Menarini per la fornitura dei reagenti, ha spiegato di dover consegnare le due macchine successive al Veneto e che per la Puglia sarebbe stato necessario attendere fino a fine aprile. E’ per ciò che Emiliano ha firmato un’ordinanza per «la requisizione in proprietà di 2 strumentazioni tecniche complete (piattaforme automatiche e reagenti necessari) realizzate per la diagnosi della positività negatività al Coronavirus». «Una sola strumentazione – ha argomentato – non è affatto sufficiente a colmare il delta amplissimo tra le analisi realizzabili in Puglia e quelle realizzabili in altre regioni», perché la capacità della Puglia non arriva a 1.000 tamponi al giorno, mentre in Veneto hanno «evidentemente disponibilità di macchine e reagenti in numero tale da realizzare più di 6.000 analisi al giorno», grazie alla «totale deregulation normativa della distribuzione sul territorio nazionale di dette macchine e reagenti». art. del 03 Aprile 2020 Solo così è riuscito ad ottenere altre due apparecchiature che altrimenti sarebbero state destinate al Veneto per la loro opera di caccia corona virus, tutto ciò con disappunto del presidente della regione Veneto Zaia, il quale pretendeva di venire a prendersi personalmente tali apparecchiature in Puglia. Allora: il presidente Zaia, che ha attivato le industrie del Veneto per la produzione di mascherine, con un bellissimo marchio rosso stampato sulla parte superiore, che sfoggia in tv e che diligentemente si è tenuto per lui, prende dalla Masamec di Modugno (Bari) in accordo con la Menarini, numero due apparecchiature per l’importo di 40.000 euro l’una mentre qui in Puglia siamo in carenza di tutto. ASSURDO!
L’azienda pugliese deve servire prima la Puglia adottando la stessa giusta politica del Veneto. Signor presidente Zaia, sa che in Puglia la maggior parte degli operatori sanitari ad oggi non hanno ancora eseguito nemmeno un test diagnostico? Lei sa che nei nostri Ospedali lavora personale sanitario che non è stato controllato mentre lei “sperpera” tamponi nella popolazione andando a caccia della corona sulla testa delle persone per evitare i contagi? La sua, è una giusta manovra di contenimento e prevenzione basata su giuste strategie che si basano anche sui costi, perché un tampone costa molto meno di una degenza, e l’individuazione di un soggetto malato porta ad evitare 10 contagi (come lei ha giustamente segnalato), ma purtroppo, in carenza di tali reagenti non si dovrebbe dare precedenza ai sanitari in Italia? Lei sa che qui le persone che hanno avuto contatti con positivi, ritornano in pista dopo una quarantena e senza nemmeno aver avuto un controllo? Lei sa che qui scarseggiano i DPI? Lei ha dimostrato di essere bravissimo, forse uno dei piu bravi ma non ha percezione del fatto che qui molti operatori sanitari lavorano a mani nude senza difesa per una crisi di dispositivi a livello nazionale.
L’ egoismo per il Veneto ma a discapito di chi, qui al sud, si sacrifica e lo fa con coscienza e per la situazione che ha devastato le regioni del nord. Lei, dovrebbe anche un pò mettersi nei panni della popolazione ed immaginare ciò che è giusto anche per gli altri e non solo per se stessi o per una escaletion politica. Lei sa che molta gente, molti operatori hanno dovuto comprarsi il test (25 euro)? Lei sa? Il presidente Emiliano, che ha aperto le porte della Puglia ai pazienti della Lombardia dimostrando spirito empatico e collaborativo, tipico della nostra gente, avrà avuto le sue giuste ragioni per bloccare con ordinanza, non notificata, le apparecchiature della Masamec destinate alla sua regione. Certo è che: la malattia esiste i morti ci sono, e tanti pure, ma anche su questo c’è sempre giro di interessi e lucro e la donazione di uno strumento a Foggia da parte della Masamec non può giustificare certi comportamenti se non v’è collaborazione. Inoltre, oggi, sentiamo parlare di Calcio, partite, campionati in riapertura per il 20 maggio con l’obbligo per le società che, a loro spesa, devono effettuare il tampone ad ogni giocatore e familiari ogni tre giorni. Ma stiamo scherzando? Si fa presente alla Federcalcio che gli infermieri aspettano i tamponi, i tecnici, le pulizie, tutti i dipendenti attivi negli ospedali, le forze dell’ordine, i supermercati e tutti coloro che devono continuare il loro lavoro, si è in attesa…… mentre, in Veneto si cerca di raggiungere il record di 24.000 tamponi al di, e il calcio ne esegue a tutti ogni tre giorni. Fuori di testa! Il mondo si è fermato, la crisi è generale, nessuno lavora, gente che non sbarca il lunario e che soffre la fame con bambini piccoli, famiglie sull’orlo della rovina, e qui di pensa a raggiungere i record dei tamponi e di dà priorità al calcio. Senza paorla! Ma perché queste società non danno un pò dei loro soldi per aiutare le persone in difficoltà? In considerazione di tutto questo si CHIEDE che tali reagenti siano ripartiti equamente, considerando la situazione pandemica territoriale e garantendo prima gli operatori sanitari del territorio nazionale. che vengano eseguiti tamponi diagnostici a tutti i lavoratori attivi su territorio nazionale. che ci sia priorità sull’emergenza sanitaria anche nell’utilizzo di materiale diagnostico nonché DPI, unica prevenzione per il personale sanitario, unico esercito di questa “guerra biologica con nemico invisibile”. Si ricorda che l’uso del tampone diagnostico deve essere mirato ed effettuato in certi determinati tempi per avere un esito attendibile; quindi lo “spreco” è a discapito di chi ha diritto, per ovvi motivi di lavoro, ma che viene privato a favore di qualcuno che tale diritto non ha! l’uso dei tamponi diagnostici deve essere mirato e giustificato e no casuale, ciò toglie la possibilità ad effettuare diagnosi su persone a rischio e che ne hanno diritto, visto la carenza dei reagenti. Certi della considerazione del nostro appello, pensiamo che: “La giustizia non è nell’uguaglianza di trattamento ma nella giusta valutazione delle necessità”.
Per Cobas Pubblico Impiego Sanità S. Mariulla