Un pozzo senza fondo e senza vergogna.
Alcune sere fa, ascoltavo il Prof Carlo Formenti e sono stato colpito, tra l’altro, da una frase che in quel momento mi ha solo incuriosito: “… i soldi che diamo alla Chiesa per le opere di urbanizzazione …”. Nei giorni seguenti ho rimuginato su quella frase e non ho potuto fare a meno di cercare notizie per capire meglio quell’affermazione.
Premetto di essere un Cristiano sui generis con una pulsione anticlericale specie verso coloro che utilizzano la tonaca, di qualsiasi colore, esclusivamente a fini personali .
Nelle mie ricerche su internet, curiosando qua e là , mi sono imbattuto in documento che mi ha letteralmente sconvolto e che potete scaricare da questo indirizzo: http://www.uaar.it/uaar/documenti/148.pdf
Riassumendo, tutti coloro i quali costruiscono e ampliano casa, nonché quelli che la comprano nuova diventano finanziatori della chiesa del quartiere.
Tutto parte dalla famigerata legge Bucalossi del 1977, uno dei tanti balzelli imposti dallo Stato ai cittadini, in basa al quale chiunque costruisca o ampli un edificio deve pagare al comune una tassa perché con essa vengono coperti gli “oneri di urbanizzazione”, ossia la costruzione di quei servizi a contorno delle aree abitate, ossia della casa stessa, quindi strade, fognature, illuminazione pubblica etc.; la legge è stata abolita nel 2001e sostituita dal Testo Unico per l’edilizia (D.P.R. 380/2001), ma la solfa non cambia: icomuni versano l’8 per cento (si badi, non l’8 per mille) degli oneri ricevuti per l’urbanizzazione secondaria per le chiese.
L’obbligo esiste in tutte le regioni, per tutti i comuni d’Italia. Ogni anno alcuni miliardi di euro passano dalle casse comunali a quelle della chiesa cattolica, anche là dove c’è carenza di asili nido e di scuole materne, che pure riguardano l’urbanizzazione secondaria, mentre non c’è carenza di chiese cattoliche, anzi c’è abbondanza. Ormai in Italia il numero delle chiese è eccessivo rispetto al numero di cittadini che le frequentano e non c’è più bisogno di costruirne ancora. Molte rimangono chiuse il maggior numero dei giorni della settimana, del mese o dell’anno.
Basterebbe introdurre nella finanziaria un piccolo comma per disporre che quest’obbligo è abrogato e i comuni avrebbero più disponibilità, per soddisfare bisogni collettivi veri e più importanti. Forse basterebbe anche solo che la gente sapesse che i soldi mancano per l’istruzione, per la sanità, per la ricerca, per sfamare i più bisognosi ma non per la Chiesa Cattolica che ancora una volta si dimostra un pozzo senza fondo e senza vergogna.
di vecors
P.S. nell’anno corrente la Chiesa è costata a chi paga le tasse € 6.325.431.752; se volete il dettaglio questo è l’indirizzo: http://www.icostidellachiesa.it