Vertenza OMFESA: tra stop al finanziamento e accordi parzialmente disattesi.
La notizia del passo indietro di alcune banche, che avevano promesso sostegno finanziario all’Omfesa, desta molta preoccupazione e non poche perplessità. La motivazione addotta dagli istituti di credito per fare dietrofront, mandando in fumo mesi di riunioni e sollecitazioni da parte dell’intero territorio, pur non approfondendola nel merito, appare alquanto discutibile. L’idea che alcune notizie di stampa, circa l’avvio di un’indagine che interesserebbe l’azienda, possano aver bloccato la disponibilità precedentemente data all’erogazione di un finanziamento totale di quasi 1.600.000,00 euro rende ancor più controversa una vertenza che sa del paradossale. Ritengo che la suddetta motivazione sia solo un pretesto che, tra l’altro, rischia di dare una visione semplicistica e fuorviante ad un problema che invece è complesso e grave. Continuo a pensare che il vero problema per le banche sia la sostanziale fragilità aziendale. Come mai, altrimenti, le banche hanno indugiato per oltre sei mesi al tavolo della Prefettura prima di dare la loro disponibilità, pur in assenza di notizie sull’avvio di ipotetiche indagini giudiziarie? L’erogazione di un finanziamento passa, solitamente, dalla valutazione di una serie di elementi, tra cui: la fiducia del richiedente, la dinamicità dell’azienda, la bontà del suo piano d’impresa, un’analisi di bilancio accurata. Evidentemente gli istituti di credito non erano convinti della capacità dell’Omfesa di reggere il mercato o della redditività delle commesse oppure esistono situazioni di incaglio finanziario che, al di là delle commesse aggiudicate dall’azienda per quasi 30.000.000,00 di euro, rendono impossibile l’erogazione del prestito. E’ dovere delle banche coinvolte chiarire sino in fondo questi aspetti tecnici, per fugare qualsiasi dubbio che ad oggi sta rendendo ancora più drammatica la situazione di questa strategica azienda per il territorio. Non si può, infatti, immaginare che il baratro in cui oltre 100 famiglie si ritrovano, sia dovuto ad una loro “incauta” iniziativa ed, anzi, oggi più che mai dobbiamo prestare la massima attenzione a quello che appare l’anello più debole della catena: i lavoratori. Ad essi, dal 31 dicembre prossimo scadranno gli ammortizzatori sociali, ma già oggi continuano a vivere una situazione di sofferenza, non avendo visto rispettato l’accordo siglato in Prefettura che, a fronte del collaudo di alcune carrozze presenti nello stabilimento di Trepuzzi avrebbero ottenuto, grazie a Trenitalia, l’erogazione delle spettanze arretrate. Per loro e per le loro famiglie, chiediamo che gli sforzi fin qui sostenuti possano continuare, a beneficio di un intero territorio per il quale la chiusura dello stabilimento sarebbe un vero disastro.
Il Consigliere provinciale
Alfonso Rampino